Facciamo i conti in tasca alla Regina
Le nuove regole per i contributi alla famiglia reale britannica costringono Elisabetta & Co a darsi da fare
La marcia nuziale di William (Wales) & Kate (Middleton)? Non sarà la principale sorpresa del 2011 che segnerà - per sempre - il Gotha. Già, perché molto in sordina, il primo ministro David Cameron con il nuovo cancelliere dello Scacchiere britannico, George Osborne, che tiene i cordoni della borsa del Paese, hanno elaborato un piano destinato a cambiare radicalmente le finanze di corte.
Una vera e propria rivoluzione sta per gettare alle ortiche le vecchie regole che, fino dal 1760 - quando sull’Isola regnava Giorgio III - disciplinano il portafoglio della sovrana. Addio allo «stipendio» di Sua Maestà, addio alla Civil list e al sistema di «aiuti» che da 250 anni, foraggiano re e regine. Perché la loro vita è intensa: 430 Royal engagements l’anno, fra cerimonie, ricevimenti e feste in giardino. Ogni estate Sua Maestà organizza almeno tre party nei giardini di Buckingham Palace, uno al palazzo di Holyroodhouse a Edimburgo e altri a Balmoral. Trentamila persone coccolate con té, mini sandwich e pasticcini. E sono molti anche i ricevimenti cui si viene invitati ufficialmente dal Master of the Household per conto della regina. Inizio alle 18, con drink e canapé preparati nelle cucine reali. A tutto sovrintende la Casa reale (1.200 dipendenti). Poi ci sono le spese per i viaggi ufficiali, e i costi per mantenere palazzi e castelli. Da ultimo, anche l’impegno finanziario necessario per convertire ai diktat ecologici questi antichi manieri. Quindi, va messo in conto il lusso con il quale a corte si preparano le visite di Stato: tavole imbandite con la precisione di un ingegnere e con la grandeur degna di un impero, sotto l’occhio attento di Elisabetta II. Senza contare gli incontri settimanali con il primo ministro inglese, le udienze private e molto altro. Soltanto il guardaroba della regina (prima firmato Norman Hartnell, poi Hardy Amies e oggi curato da Stewart Parvin con Angela Kelly) è una questione di Stato. Ed è, in definitiva, una questione di molte sterline.
A finanziare tutto ciò, dal 2013, secondo i piani di Osborne (ha lavorato al progetto con l’uomo delle finanze reali, Sir Michael Peat, nipote di uno dei fondatori della società di consulenza Kpmg, che gode della fiducia della regina e del principe Carlo), sarà adesso un nuovo Sovereign support grant. una rivoluzione: lo «stipendio» regale non dovrà più essere sottoposto al placet parlamentare ogni dieci anni. Perché il Sovereign support grant attingerà direttamente a una quota dei profitti delle proprietà immobiliari della Corona. In pratica, la regina ora, il principe Carlo domani e il principe William poi, saranno autorizzati a riscuotere una parte dei proventi che derivano ogni anno dal ricchissimo tesoro delle Crown Estate: migliaia di metri quadrati di altissimo valore immobiliare (per esempio, Regent Street a Londra), terre agricole, foreste, miniere dalle quali si estraggono oro e argento. E ancora, terreni nel Surrey e nel Bedfordshire inclusi Ascot e Windsor great park, oltreché i fondali marini nel raggio delle dodici miglia nautiche, che cingono la Gran Bretagna. Un immenso patrimonio naturale tanto più strategico oggi che Londra coltiva ambiziosi piani eolici, per generare energie alternative.
Era proprio da queste proprietà che re e regine traevano le risorse per la macchina regale. Finché, nel 1760, governo e Casa reale trovarono un accordo: i proventi di quelle che allora si chiamavano Crown Lands sarebbero andati al Tesoro. In cambio, al re sarebbe stato assicurato un appannaggio annuale: la Civil list, appunto (oggi circa 14 milioni di sterline). Più vari altri canali di finanziamento. Risultato, le finanze reali totalizzano poco meno di 40 milioni di sterline (circa 47 milioni di euro). Senza contare che Sua Maestà, secondo stime, regna sovrana su un patrimonio personale di 300 milioni di sterline (oltre 350 milioni di euro tra capolavori d’arte, gioielli e altro).
Ma a quanto ammontano i profitti delle proprietà reali? Nell’ultimo anno fiscale hanno fruttato 211 milioni di sterline. E quanto di questo tesoro spetterà alla regina? I più vicini alle questioni di palazzo calcolano intorno ai 30 milioni di sterline (oltre 35 milioni di euro). Abbastanza per scatenare qualche gelosia. Le fronde repubblicane del Paese (che raccolgono il 20 per cento delle simpatie) avanzano qualche dubbio: è davvero il modo migliore per aggiornare la monarchia? Comunque sia, questa rivoluzione porta a Buckingham Palace esattamente il nuovo sistema di finanziamento unitario per la Corona, suggerito dalla Fabian Society anni fa, quando provò a immaginare nuove regole per modernizzare i Windsor. «Per decenni continueremo a convivere con la monarchia, tanto vale aggiornarla. E un unico canale di finanziamento è la strada da seguire» dice Sunder Katwala, segretario generale della Fabian Society (istituto vicino al partito Laburista). «Anche se ci accusano di pensare a risistemare le sedie sul Titanic, mentre la nave affonda inesorabilmente ».
Una cosa è certa: Elisabetta II (che ha sempre considerato casa Windsor un’azienda) diventa a tutti gli effetti un’imprenditrice. E come tutte le donne d’impresa anche lei dovrà sperare in un anno di ricchi affari per le sue proprietà immobiliari. Senza contare, come fa notare Katwala, che il momento non potrebbe essere più propizio per un radicale cambio di stagione. Ogni novità va affrontata in momenti di serenità. E oggi la regina gode di un grande affetto popolare, rafforzato dalla simpatia che suscita William. Di più: il periodi è perfetto anche per aggiornare le «antiquate e discriminatorie» regole di successione al trono. Che a Londra premiano i figli maschi di casa Windsor. Ma il vero vincitore della partita, a sorpresa, è il principe Carlo. E per l’erede al trono, surclassato in popolarità dal figlio William nell’euforia per le nozze, questa è una bella rivincita. Era stato proprio Carlo - conosciuto negli ambienti di Westminster come “il ragno nero”, per i memo indirizzati ai parlamentari scritti con una grafia molto stilizzata - a esprimere per primo il suo convincimento che assicurare a Sua Maestà una quota dei profitti delle Crown Estate sarebbe stato l’unico modo per avere una «indipendente e vigorosa» Casa reale. Dalle confidenze al suo entourage all’attività di lobbying, la riforma del sistema di finanziamento tanto attesa in casa Windsor è finalmente in arrivo. Un dono di nozze davvero insperato per William & Kate. E per tutto il casato Windsor.