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La censura su Gayburg: le reazioni e le NON reazioni, una riflessione

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Giorni fa abbiamo assistito allibiti all'indegno comportamento di gruppi omofobi organizzati che hanno segnalato in massa uno dei più importanti blog di informazione LGBT italiani



Shock: nell'anno domini 2016 la censura torna prepotentemente di moda! Il segnalato non ha tutele e viene cancellato senza preavviso, indipendentemente da quello che ha fatto o che ha scritto, conta solo il numero di segnalazione ricevuto dal social, poco importa se sono 1.000 omofobi fascisti

Di fronte a questo comportamento che riteniamo indegno, visti i precendenti subiti anche da noi del JIMIPARADISE (novità: abbiamo subito la segnalzione del post e del profilo Facebook dopo la pubblicazione del nostro articolo su Gayburg e Google ha separato il profilo Blogger di Jimi Paradise da quello Google+ non ritenendolo più idoneo, a cosa lo sanno solo loro...) abbiamo deciso di approfondire l'argomento chiedendo a varie personalità di raccontarci le proprie esperienze con la censura e con le reazioni dell'altro. 

Infatti, pensiamo che anche le reazioni e, soprattutto, le NON reazioni abbiano avuto un ruolo determinante in questi avvenimenti.

La reazione dell'interessato, Gayburg:

La risposta è stata straordinaria, mai mi sarei aspettato di ricevere così tanti messaggi di solidarietà e così tanta attenzione. 

Non appena  venuto a conoscenza del blocco, praticamente mi stavo già rassegnando all'idea di dover chiudere il blog ed ho pubblicato un articolo in cui descrivevo la situazione. Non mi aspettavo molto.

Eppure l'indomani ho ricevuto una telefonata da parte del segretario nazionale di Arcigay. Una telefonata peraltro inaspettata, dato che non avevo mai avuto collegamenti diretti con la sede nazionale se non nel ricevere i loro comunicati stampa. Ho appreso che varie sedi si erano mobilitate, Arcigay Torino aveva deciso di pubblicare i miei post in home page per tutta la durata del blocco mentre Arcigay Padova ha fatto da tramite con la segreteria nazionale. Ho ricevuto messaggi di incoraggiamento da tanta gente, molti si sono anche offerti di aiutarmi gratuitamente a installare un sito in WordPress per continuare a scrivere su un altro server. C'è chi mi ha offerto spazio sul suo blog o chi ha offerto un dominio che non usava più. Immancabile è sta anche l'interessamento dell'associazione Anddos.

Sono persino stato messo nelle condizioni di avere dei contatti diretti con alcune persone di Google Italia, dalle quali ho ricevuto molto supporto.

E questo non era che l'inizio. Inizialmente il servizio clienti di Blogger aveva paventato la possibilità di una revisione dei contenuti in modo che la segnalazione potesse essere rivista manualmente, ma quando ho scoperto che quella revisione non ci sarebbe mai stata, ho scritto un nuovo post ed ho invitato i lettori a fare un po' di rumore.

Anche in questo caso la riposta è stata strabiliante: nelle prime ore ho registrato centinaia di appelli rivolti a Google condivisi su Twitter,  qualcuno ha addirittura organizzato in completa autonomia una campagna chiamata #freeGayburg (per la quale dovrò fare un monumento a UranoRebel). E questo giorno dopo giorno. C'è chi si svegliava la mattina e mandava subito un nuovo appello a Google, chi scriveva articoli per cercare di diffondere la notizia dal blocco... Insomma, ho ricevuto un affetto incredibile, una vera e propria carica motivazionale per cercare di trovare il modo di tornare online. Ormai non era più questione di cosa accadesse ad un blog, era diventata una questione in cui mi sentivo di dovere un qualcosa a chi si era messo in gioco in prima persona con così tanto entusiasmo. E alla fine abbiamo vinto, dimostrando come uniti si possa ottenere giustizia.

Di contro, qualche gruppo omofobo e qualche sito anti-gay avevano festeggiato la notizia del blocco. Ma credo che quelle posizioni minoritarie abbiano giocato a loro sfavore. Quando un gruppo anti-gay festeggia per la censura di un sito, è normale che quel gesto risulti come uno sprono a reagire. Il dover accettare che qualche gruppo sia in grado di far chiudere la bocca alle voci sgradite è un fatto grave. Ed un attacco alla libertà di opinione non è un attacco verso un singolo, è un attacco che colpisce tutti.

La reazione di Francesco Sansone, del blog Il Mio Mondo Espanso:

Sicuramente l’aria che tira sulle nostre teste non è delle migliori. Da diverso tempo siamo in balia di gente che, in nome della liberà di pensiero e di parola, si sente in diritto di dire e fare ciò che vuole per screditare o alimentare l’astio contro la comunità LGBT. Questa gente, però, è la stessa che, se qualcun altro afferma frasi o scrive qualcosa a favore dei diritti LGBT, grida alla propaganda. Come non ricordare la polemica messa in atto da vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri per le frasi di Biagio Antonacci o ciò che è successo agli amici di Gayburg, segnalati a Google per via delle analisi che facevano sui testi pubblicati sul web, e non solo, dai veri Amato o Adinolfi. Fortunatamente questo attacco alla libertà di parola, ma soprattutto di critica, è stata bloccata sul nascere e le limitazioni imposte a Gayburg sono state eliminate, grazie anche alla mobilitazione messa in atto da utenti, da siti e da blog che ne hanno segnalato la gravità. Questo episodio ha dimostrato che, se vuole, la comunità omosessuale italiana riesce a ottenere qualcosa anche senza offendere qualcuno o sparare menzogne per screditare una categoria.

Tuttavia, e lo dico con rammarico, non sempre riusciamo a essere coesi e questo va a vantaggio dei detrattori che, facendosi forza del nostro silenzio, per non dire disinteresse, riesce a imporre il proprio pensiero, il più delle volte frutto di personali ideologismi che non hanno nulla a che vedere con la realtà delle cose, a chi ne sa anche meno di loro.

Prendiamo il ddl Cirinnà. Pur di bloccarne l’attuazione, si sta cercando di far passare il concetto che assieme alle unioni omosessuali e alle stepchild adoption si voglia approvare la fecondazione surrogata, il cosiddetto utero in affitto. Chi segue minimamente le dinamiche politiche sa che ciò è impossibile dato che il nostro ordinamento non lo prevedere né per le coppie etero né tanto meno per le coppie gay, eppure per alimentare l’astio, per non dire l’odio verso la persona LGBT, si sta portando avanti questa tesi fasulla per far insorgere l’italiano medio.

Si parla di lobbies gay che cercano di imporre il loro ‘stile’ al mondo intero, però, a me sembra che chi sta cercando di imporre il proprio stile di vita siano, ancora una volta, gli stessi di sempre. Uomini bianchi, cattolici ed eterosessuali che prima dei gay hanno visto negli ebrei, nei neri e nelle donne i nemici di quel loro modello imposto anche con la violenza.

Se le battaglie intraprese dai neri e dalle donne ci hanno insegnato qualcosa, è che bisogna essere uniti per ottenere qualcosa. Pertanto mi auguro che in questo momento storico la comunità LGBT riesca a essere davvero unita perché di gente come Malgioglio, Signorini e Mastelloni che remano contro non ne abbiamo di bisogno.

La reazione dell'artista Loran:

Il caso presepe, o meglio dei canti all’ora mensa
Quando andavo io a scuola (molti anni fa), sarà il fatto che eravamo una società meno multiculturale e non si sentiva il bisogno di ostentare le nostre tradizioni e identità culturali, di canti e presepi a scuola non se ne sono mai fatti: per i canti si andava al catechismo e per i presepi era una tradizione che si svolgeva a casa. Quest’anno invece una certa parte politica ha pensato bene di montare un caso nazionale per avere i suoi 15 minuti di notorietà partendo da quello che è accaduto in una scuola dove il preside non riteneva appropriato che alcune mamme volessero insegnare canti natalizi agli alunni durante l’ora delle mensa (chissà, magari pesavano che la cosa avrebbe favorito la digestione dei pargoli...) e allora gruppi di parlamentari (dei soliti schieramenti politici) si sono profusi in canti e sbandieramenti di presepi di fronte a molte scuole italiane come fosse una chiamata alle armi.

Mi viene da chiedere: ma veramente la nostra identità culturale e le nostre tradizioni sono così deboli da doverle sbandierare in maniera così plateale? Una volta forse si era più religiosi e più osservanti delle tradizioni e forse proprio perché  certe cose non si ostentavano come un vessillo in una crociata.

Fine anno: bilanci, propositi e ipocrisie
Altro caso da fuoco di paglia e quello successo durante il concerto di fine d’anno sui canali RAI dove tra i consueti messaggi in diretta tra gli auguri di mamme ai figli, di figli alle mamme, di mariti alle mogli e alle amanti, cosa esce fuori? Una BESTEMMIA!!! Si, proprio la famigerata bestemmia che, come si diceva una volta, porta la disgrazia e altre sciagure, la stessa che causò l’espulsione di un concorrente di un reality show  anni fa; ed ecco, il giorno dopo non si fa attendere la voce tuonante del mondo cattolico che grida allo scandalo, che cose simili nel servizio pubblico non devono accadere che la RAI è fuori controllo.

Capisco che una bestemmia non sia la cosa più elegante di questo mondo ma spiegatemi come potevano fare a bloccarla quando questi messaggi vengono mandati in diretta minuto anzi secondo per secondo? E poi, non per menar il can per l’aia, ma al Vaticano bisogna sempre ricordare di seguire la storia del trave e della pagliuzza prima di dar giudizi e pretendere che cadano delle teste.

Il caso Gayburg
E "dolce in fondo" il caso del blog Gayburg, un blog  di cronaca, cultura, attualità e costume del mondo glbt e non solo. Ma bisogna fare un passo indietro: da quando si è iniziato a discutere di una possibile legge sulle unioni civili in Italia, le varie associazioni  ed esponenti del mondo cattolico conservatore si sono adoperate con grande solerzia nel dimostrare come questo nuovo tipo di famiglia porterebbe a tutta una serie di sciagure che le famose piaghe d’Egitto al confronto sarebbero un venticello, e lo fanno adducendo motivazioni e prove che vanno dall’assurdo al favolistico sia sul piano delle fonti che della scientificità.

I curatori del blog hanno sempre ribattuto a queste falsità con articoli circostanziati e precisi, e per tutta risposta (oltre ai vari insulti e minacce nei commenti e nei vari social network) si sono visti affibbiare da Google il banner iniziale che “alcuni lettori hanno contattato Google perché ritengono che i contenuti del blog siano discutibili”: quando un blog ha questo tipo di filtro ha una forte limitazione nel poter comparire nel motori di ricerca e nel condividere su altri social network gli stessi post.

Chi siano questi lettori è facile intuirlo: basta mandare un certo numero di segnalazioni per far si che le società che gestiscono i blog  debbano agire mettendo queste limitazioni per poi controllare che queste segnalazioni abbiano un fondamento, cosa che richiede molto tempo e che di fatto diventa una censura sui contenuti dei blogLa cosa comunque si è risolta per il meglio e dopo una serie di interventi di altri blogger amici ed articoli di altri blog e alla mobilitazione di numerose sedi dell’Arcigay che denunciavano questa iniqua forma di censura, Google ha rivisto le sue posizioni e tolto il banner a Gayburg. 

Il fatto che fa riflettere, però, è che oltre alla delazione anonima dei contenuti del blog si sono letti alcuni commenti da parte di persone e blogger gay che in pratica affermavano che Gayburg in un certo senso se l’era cercata perché faceva troppi post con foto di uomini semi nudi e che quindi veniva considerato un blog poco serio. Questa cosa mi lascia alquanto perplesso, come se ci fosse uno sparti acque tra chi è serio e chi non lo è a seconda dei contenuti trattati e che in base a questo si debba o non debba combattere o denunciare se si viene censurati, come se per uno vale il diritto alla libertà d’opinione e per un altro no.

Senza dilungarsi troppo bisogna ammettere che anche tra le persone gay è diffusa questa ipocrisia di fondo, forse dettata da un atavica pruderie di stampo cattolico per il corpo, il quale viene visto come una cosa da relegare al privato: la strada è ancora lunga e prima dei muri fuori bisogna abbattere quelli che ci siamo costruiti dentro noi stessi!

La reazione del cantante Osvaldo Supino


Non ho mai capito la censura in rete: chiunque può scrivere qualsiasi cosa senza educazione, senza rispetto per l'essere umano in se, spargere odio e augurare perfino la morte senza problemi, ma la foto di un capezzolo femminile, eh beh... quella è da censurare. SUBITO.

Non parlerò di politica perchè non mi compete e non mi piace. Parlo da lettore, da fruitore della rete e anche da fan di GayBurg che per anni mi ha aiutato a far conoscere il mio modo di raccontare, senza paure e "censure", la mia musica, il mio essere gay, sempre rispettando come ho scelto di parlarne. 

Io per primo, sono stato molte volte "censurato" paradossalmente quando tutto quel casino proprio non lo cercavo, e quando non volevo far bordello mediatico, come invece tutti gli altri credevano. Quella volta in cui ho ricevuto petizioni contro la copertina di un mio singolo "Like This" dove esprimevo proprio la mia posizione contro i facili giudizi, o quando all'improvviso hanno fatto sparire tutti i miei videoclip da YouTube. Però tutti i post di minaccia contro di me, contro la mia famiglia, gli insulti... sono ancora li. E non sono stati CENSURATI.

E' ovvio che sono contro questo sistema, contro la scelta di Google di non tutelare assolutamente niente. Contro chi usa la libertà di espressione per far danni, rovinare il lavoro e l'integrità degli altri. Contro chi usa internet per fare bullismo, per esprimere la propria disapprovazione in maniera sbagliata, o come in questo caso prova in qualsiasi maniera a non permetterci di avere diritti.
nella mia esistenza voglio poter amare chi voglio, poterlo sposare, difendere. Voglio indietro i miei diritti, che dovrei avere fin dalla nascita. Come ho i miei doveri, tra cui difendere ciò chi amo.
E chiunque si opponga a qualcosa di così naturale, bello, alla base del nostro vivere, lui/lei si che andrebbe censurato.

Io sono con GayBurg e chiunque si batta per diffondere la "normalità" mia, nostra... di tutti.
Osvaldo Supino.

Ma vediamo anche, per contro, le reazioni al nostro post su Facebook. Visto l'andazzo, non mi sono premurato a censurare nomi e immagini dei profili che hanno commentato che, invece, dimostrano quanta ignoranza e intolleranza ci sono sull'argomento.





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Jimi Paradise vuol dire gossip, celebrità, modelli, bonazzi e tanto, tanto altro...

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