Con i contributi del grande Sam Scott Schiavo e della mitica Guchi!
Chiudiamo insieme gli occhi...
Siamo a New York, il 1960 sta per concludersi. C’è un clima di fermento, di inaudita creatività, di protesta.
Per le strade i ragazzi sono combattivi, chiudono nei loro pugni i fiori da mettere nei cannoni massicciamente usati in Vietnam. Le donne sono stanche di essere figurine. Il sesso esplode, è insieme libertà e lotta, è lasciarsi andare al momento e acquisire un nuovo ruolo, una forza diversa.
Robert Mapplethorpe è lì, insieme alla poetessa rock Patti Smith, in una stanza del Chelsea Hotel. Dividono il sogno dell’arte, progetti, idee e l’amore, quello libero. Quello più forte. Inizia da qui la carriera di un fotografo che come nessun altro è riuscito a mescolare sessualità esplicita ed eleganza.
Ogni schema viene forzato e infranto, il mondo gay esce dall’armadio e si mostra senza censure, le immagini sono pugni sferrati senza sosta al pubblico ben pensante. Muscoli guittanti, membri eretti, corpi femminili potenti, scene sadomaso. Il bianco e nero, spesso usato in queste foto, sottolinea le forme, esalta ogni centimetro fotografato, il chiaroscuro è poesia di un corpo che diventa padrone della scena.
L’erotismo mostrato senza indugi rompe ogni possibile frontiera della fotografia precedente. Vengono mostrate istantanee di vita vera che fin a quel momento non erano state portate alla luce del sole, ci sono i bar nascosti e bui e il sesso fatto senza paura, come ancora per poco si potrà fare. Sono immagini che riecheggiano quelle pornografiche delle riviste ma rilette sotto il particolare occhio del fotografo.
Accanto alla provocazione, Mapplethorpe dimostrerà il suo stile elegante, pulito e di grande capacità compositiva con il filone fotografico dedicato ai fiori. Nell’Italia benpensante e bacchettona Robert viene conosciuto principalmente per queste opere bellissime che spaziano dal bianco e nero ai colori accesi contrastanti con i fondali monocromatici.
Tra i due generi che sembrano in piena contraddizione a ben vedere c’è un fil rouge. Entrambi esaltano le forme, la composizione è sempre estremamente curata, inoltre alcuni fiori sono associabili a doppi del sesso femminile; i corpi guizzanti, a loro volta, si rivelano ai nostri occhi e sbocciano.
Le sue opere furono considerate scandalose, ebbe a che fare con i moralisti che mal vedevano il suo genio artistico, ma il tempo l’ha consacrato come uno dei più grandi fotografi del Novecento, una figura iconica del momento storico, un uomo che con le sue opere ha raccontato alcuni aspetti di questi decenni meglio di quanto potesse fare la storia classica dei libri.
Malato di Aids sceglierà di mostrarsi per l’ultima volta a noi con un autoritratto che mille parole non potrebbero descrivere adeguatamente tanto è colmo di significati. Per il suo congedo al mondo stringe tra le mani un bastone con un grosso teschio, il viso è scavato e gli occhi fissi, ci parla ed è giusto che a ognuno arrivi il messaggio che sente di poter ricevere.
Nel 1973 fece la sua prima personale Polaroids, nel 1989 morirà. Robert Mapplethorpe ci lascia dopo poco più di 15 anni di vita artistica, ma la sua forza espressiva è più che mai viva e contemporanea segno della sua grandezza, del suo genio artistico.
Non potevamo che scegliere lui per iniziare questa breve raccolta storica del rapporto tra fotografia e erotismo di cui lui è un Maestro.
Cosa ne pensa Sam Scott Schiavo:
Robert Mapplethorpe perhaps more than any contemporary photographer represents the freedom of expression in his blatant sexuality charged iconic works and also a simultaneous pictorial essay of the sexual revolution of the end of the 20th Century. This master of black & white photography often used himself as the subject in his explicity sexual images, exploring erotisim that even today, decades after Mapplethorpe's untimely death, still are modern, pure and controversial.
Cosa ne pensa Guchi:
La prima volta che sentii parlare di Robert Mapplethorpe dovevo avere all'incirca vent'anni e la cosa che mi colpì di più fu che la sua mostra, che in quel periodo si teneva non ricordo più se a Firenze o a Milano, era vietata ai minori di diciotto anni, motivo più che sufficiente per destare la mia curiosità. All'epoca non esisteva Internet e quindi quella curiosità me la dovetti tenere a lungo. Un anno fa ho avuto finalmente l'occasione di vedere i suoi lavori dal vivo. Ciò che mi ha soprattutto colpito è la ricerca di perfezione quasi maniacale che caratterizza la sua produzione, sia che il soggetto sia un fiore o un corpo nudo. È come se Mapplethorpe volesse a tutti i costi fissare e trasmettere l'immagine stessa della bellezza. Questo a tratti può rappresentare un limite, nel senso che tanta perfezione appare distaccata dalla realtà; diventa qualcosa da ammirare, qualcosa che ci attrae, ma che non oseremmo sfiorare per timore di rovinarla. Tuttavia proprio per questo, forse con un po' di esagerazione, mi sento di dire che è come se infondesse un soffio di divinità ai suoi soggetti che spesso appaiono maestosi come statue. Al contrario, nel ritrarre se stesso noto più spesso una vena di ironia e giocosità. Penso che il suo merito più grande sia stato quello di avere portato alla luce e donato grande dignità a soggetti che normalmente non verrebbe in mente di appendere in salotto, certamente non in un salotto “buono”. Questa operazione, che l'abbia fatta per puro spirito di provocazione, per amore di libertà o perchè, semplicemente, era in quello che vedeva il bello, gli è riuscita in pieno e per questo gliene siano grati.
chi è Robert Mapplethorpe:
mapplethorpe.org
wikipedia.org/wiki/Robert Mapplethorpe
update ---> in mostra: artlimited.net
chi è Sam Scott Schiavo:
samscottschiavo.com
facebook.com/samscottschiavo
chi è Guchi:
guchipolaroid.blogspot.it
365buonalaprima.blogspot.it