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Royals: Luigi XIV, le Roi Soleil

72 anni. Tanto regnò sta faccia da provolone. Il regno più longevo della storia d'Europa, Bettina permettendo (la quale mi sembra abbia raggiunto quota 60, più o meno...).
Luigi XIV divenne re alla morte del padre, Luigi XIII, uno dei più famosi personaggi omosessuali della storia (famoso l'episodio ripreso dal romanzo Il barone di Cinq-Mars di Alfred de Vigny) tant'é che addirittura si pensa non abbia procreato direttamente, per così dire... Ma di questo, forse e se vi piace, ne parlerò un'altra volta. Parlavamo del Re Sole. Il re che ha fatto della Francia un'indiscutibile potenza europea, a scapito in primis dell'Austria-Ungheria, ma gli Asburgo si prenderanno una bella rivincita sui Borbone proprio verso la fine della vita del grande re francese, quando in ballo c'era il trono spagnolo. Trono che sarebbe potuto andare persino ai Savoia e, forse, allora si che la storia avrebbe potuto essere diversa: ora quel pirla del Filibberto-Emmanuelle (non so mai se chiamarla al maschile o al femminile, quella...) starebbe su Telecinco a cantare 'Helado de chocolate', invece che seccarci la punta a noi...

la real famiglia ritratta in stile divinità dell'Olimpo

... la potenza del Re Sole passava anche per il suo stile di vita. Dopo aver tentato di risiedere nelle tre residenze reali di Parigi (vi sfido, elencatemeli sotto... ) e dopo aver soggiornato in altri castelli del suo dominio, scelse come sede della sua sfarzosa e numerosa corte il Castello di Versailles (no, non è un'altra cosa, noi la chiamiamo reggia... ), dove i reali francesi erano soliti andare a caccia. Luigi XIV iniziò la trasformazione del castello in quello che sarebbe divenuto effettivamente il simbolo del suo potere, modello per tutte le reggie d'Europa (la nostra Reggia di Caserta ne è, a suo modo, copia anche se l'edifico è di miglior fattezza... Ma penso anche alla Venaria Reale... ) luogo di trame segrete e di indicibili zozzerie. La trasformazione del castello (il cui stile originale, foto sopra, preferisco personalmente al neoclassicismo dell'ampliamento, sotto) non troverà compimento sotto il pur lungo regno del sovrano che la volle, lo dimostra il fatto che in alcune parti è ancora oggi incompleta. Fu la Rivoluzione a bloccare tutto e questo la dice lunga sul costo assurdo che l'opera finita avrebbe potuto avere...

il Linderhof di Re Ludwig, duecento anni dopo, è una copia perfetta degli interni di Versailles
A mò di contrappasso per le mie zozzate, vi beccate un pò di storia [da wikipedia.it]:

Luigi XIV di Borbone (Saint-Germain-en-Laye, 5 settembre 1638 – Versailles, 1º settembre 1715) fu il terzo re di Francia e di Navarra della casata dei Borbone, regnò dal 14 maggio 1643 fino alla sua morte divenendo così il sovrano più longevo della storia europea. Fu chiamato il Re Sole (in Francese Le Roi Soleil) o Re Luigi il Grande (in francese Louis Le Grand). Primogenito di Luigi XIII di Francia e di Anna d'Austria che era figlia del re Filippo III di Spagna. Rafforzò l'influenza della Francia in Europa e nel mondo, combattendo tre grandi conflitti; ma oltre che militarmente, la cultura francese fu sovrana in Europa durante il suo lungo regno. Convinto assertore di una monarchia di tipo assolutistico, regnò comunque sempre nell'interesse della Francia.
Le origini e la famiglia
Figlio di Luigi XIII di Francia ed Anna d'Austria; la sua nascita apparve straordinaria e molto strana, essendo avvenuta dopo ventitré anni di matrimonio trascorsi senza che la regina avesse partorito alcun figlio o figlia. La nascita fu considerata eccezionale e miracolosa, tanto che il padre gli conferì il nome di Luigi Deodato, poiché la sua nascita fu vista come una grazia del Cielo. Aveva compiuto appena cinque anni quando il re suo padre morì. Luigi ereditò il trono di Francia, e fu nominata reggente la madre, che gestì il potere assieme al Primo Ministro, il cardinale Mazzarino. Questi resse le sorti della Francia per molti anni e fu così influente che solo alla sua morte avvenuta il 9 marzo 1661, Luigi poté assumere effettivamente i pieni poteri. Gli antenati di Luigi XIV provenivano dall'élite delle classi regnanti europee. Il genealogista C. Carretier ha tracciato in un suo studio una linea completa in otto generazioni dell'albero famigliare di Luigi XIV ed ha stabilito le seguenti percentuali di nazionalità di sangue: 36% spagnolo, 28% francese, 11% tedesco e 8% italiano, oltre ad alcune intrusione slave, inglesi, savoiarde e lorenesi. Suoi nonni paterni erano Enrico IV di Francia e Maria de' Medici, che erano rispettivamente francese e italiana, mentre entrambi i suoi nonni materni provenivano dalla nobile casata degli Asburgo in quanto erano Filippo III di Spagna e Margherita d'Austria. Così facendo egli poté vantare tra i propri antenati personalità di grande spicco come l'Imperatore Carlo V del Sacro Romano Impero e Federico Barbarossa. Egli era anche pronipote di Filippo II di Spagna, discendente della regina Isabella di Castiglia e di Ferdinando II d'Aragona, monarchi cattolici di Spagna. Egli discendeva anche da Rurik, fondatore della prima dinastia regnante di Russia, quella vichinga di Rurik, ma era discendente anche di Carlo il Forte, duca di Borgogna, del poeta Carlo, duca di Orleans, e di Giovanni dalle Bande Nere, ultimo dei grandi condottieri rinascimentali di Toscana. Egli era discendente anche di Ugo Capeto e di Carlo Magno in linea femminile, dato questo rilevantissimo ai fini della sua legittimazione alla reggenza del trono francese. Luigi XIII detto il Giusto e sua moglie Anna ebbero inoltre un secondo figlio, Filippo, duca d'Orleans, nato nel 1640. Luigi XIII, però, prima di morire, si premurò che Anna non governasse sola come reggente per il figlio primogenito Luigi XIV ma che si avvalesse di un consiglio di reggenza a cui venne comunque messa a capo sino a che il figlio non raggiunse la maggiore età. La Guerra dei Trent'anni, che già aveva avuto le proprie prime avvisaglie durante il regno di Luigi XIII, terminò nel 1648 con la Pace di Westfalia, fatta dai trattati di Münster e Osnabrück ai quali lavorò lo stesso Mazzarino. Questa pace, tra le altre cose, assicurò l'indipendenza dell'Olanda dalla Spagna, diede maggiore autonomia ai principi del Sacro Romano Impero e concesse alla Svezia il controllo delle foci dei fiumi Oder, Elba e Weser, oltre a dare il via ufficialmente alla costituzione del Reichstag. Questo rimarcò l'apogeo della potenza svedese e l'influenza della Germania negli affari europei. Ad ogni modo fu la Francia ad ottenere il maggior numero di vantaggi: l'Impero cedette alla Francia l'intera Alsazia e gli stessi principati che si trovavano in quest'area divennero soggetti a protettorato francese, gettando le basi per la futura fondazione della Lega del Reno nel 1658 che porterà ad un sempre crescente diminuzione del potere. Negli anni finali della Guerra dei Trent'anni in Francia scoppiò una guerra civile meglio conosciuta col nome di Fronda, che effettivamente mise seriamente in crisi la stabilità della riuscita della pace di Westfalia. I Frondeurs, originariamente, erano insorti contro il Re a protezione dei diritti feudali dell'aristocrazia francese contro il crescente accentramento del potere statale guidato dal cardinale Mazzarino, che per di più aveva proseguito la politica di Richelieu suo predecessore nel far crescere la Corona a spese della nobiltà e del parlamento. L'opposizione della vecchia aristocrazia conservatrice si scagliò anche contro la nobiltà di toga (Noblesse de Robe), cioè i "nuovi nobili" creati dal re perché detentori di cariche pubbliche di rilievo o perché avevano acquistato il titolo nobiliare, fatto questo che indignava profondamente i ricchi proprietari terrieri figli dell'aristocrazia storica. Nel 1648 il cardinale Mazzarino chiese di abolire le tassazioni per i membri del Parlamento di Parigi, un corpo giudiziario composto in gran parte da nobili e da personaggi dell'alto clero. I membri del parlamento non solo si rifiutarono di sottoscrivere questo atto, ma ordinarono anche che il decreto finanziario promosso da Mazzarino venisse pubblicamente bruciato. Mazzarino, rafforzato dalla notizia della vittoria di Luigi II di Borbone, Principe di Condé, alla Battaglia di Lens, diede quindi ordine di arrestare alcuni membri del parlamento come dimostrazione della rinnovata forza sui rivoltosi, ma la cittadinanza di Parigi insorse contro il governo. Dopo che i frondeurs avevano fatto irruzione nel palazzo reale, Anna ed il piccolo Luigi XIV decisero di lasciare Parigi e di trasferire altrove l'intera corte. Poco dopo la Pace di Westfalia pose fine agli scontri in Francia. Dopo la prima fronda (Fronde parlementaire, 1648-1649), scoppiò una seconda Fronde, che coinvolse i rappresentanti dell'aristocrazia (Fronde des princes, 1650-1653). Questa seconda fase vide l'insurrezione totale delle classi agiate, il che provocò danni anche maggiori della prima dal momento che fu un periodo di sordidi intrighi e trame nascoste. Essa era condotta dagli aristocratici che protestavano contro la centralizzazione del potere. Questa Fronde venne guidata dai più alti nobili in vista nella Francia dell'epoca, tra cui molti parenti dello stesso re Luigi XIV: Gastone d'Orléans, suo zio paterno, Anna Maria Luisa d'Orleans, duchessa di Montpensier (la Grande Mademoiselle) cugina del Re e figlia di Gian Gastone, Luigi II, principe di Condé, Armando di Borbone, principe di Conti, Anna Genoveffa, duchessa di Longueville ed Enrico d'Orléans, duca di Longueville, oltre a Francesco di Vendôme, duca di Beaufort e i discendenti di altre dinastie nobili francesi come Federico Maurizio de La Tour d'Auvergne-Bouillon, duca di Bouillon, e suo fratello il famoso maresciallo di Francia, Henri de La Tour d'Auvergne-Bouillon, visconte di Turenna, oltre a Marie de Rohan-Montbazon, duchessa di Chevreuse, e François VI, duca de La Rochefoucauld. Con la maggiore età di Luigi XIV e la sua successiva incoronazione, i Frondeurs, persero le loro pretese di rivolta in quanto miravano quasi esclusivamente a costituire loro stessi il comitato di reggenza del re e non a spodestarlo dal trono. La fronda si concluse ufficialmente nel 1653, quando Mazzarino fece il suo ritorno trionfale in Francia dopo un periodo di esilio.

Il regno autocratico e le riforme

Luigi XIV, Re di Francia, in un ritratto del 1661. Alla morte del cardinale Mazzarino, suo primo ministro, nel 1661, Luigi XIV assunse personalmente il controllo delle redini del governo. La sua ascesa riportò ordine nell'amministrazione dello stato francese, ma allo stesso tempo le casse dello stato si trovavano alla soglia della bancarotta. Luigi XIV eliminò Nicolas Fouquet, sovrintendente alle finanze, commutando l'esilio perenne promosso dal Parlamento in un imprigionamento a vita, abolendo per sempre l'Ufficio della sovrintendenza ai fondi statali da lui ricoperto. Jean-Baptiste Colbert venne nominato Controllore generale delle Finanze nel 1665. Inoltre egli si premurò di dimostrare che Fouquet aveva sottratto illegalmente del denaro alle casse dello stato per costruire l'opulento castello di Vaux-le-Vicomte, sua residenza ufficiale, il che lo discreditò presso l'opinione pubblica. Colbert ad ogni modo ridusse il debito nazionale con una più efficiente tassazione. Le sue tasse principali includevano gabelle, taglie, tasse terriere e doganali. Queste ultime in particolare vennero ampiamente sfruttate da Colbert per promuovere il commercio e l'industria francese, costringendo le imprese nazionali a produrre per lo stato, scoraggiando le importazioni che aumentavano i costi generali: egli promosse nello specifico le seterie di Lione, grazie anche alla famosa Manifattura Gobelins, che da allora sino ad oggi produce raffinatissima tappezzeria e bellissimi arazzi. Egli incoraggiò anche la venuta in Francia di artigiani e artisti da tutta Europa come vetrieri da Murano, fabbri dalla Svezia e carpentieri navali dall'Olanda. In questo modo egli vide diminuire sempre più la dipendenza della Francia dai beni importati dall'estero, incrementando nel contempo le esportazioni, che fecero aumentare anche l'attivo delle casse dello stato. Le Tellier e Louvois ebbero un ruolo importante nelle azioni di governo di Luigi XIV in questo periodo, raccogliendo lo spirito della corte e dell'esercito. Era ormai finito il tempo in cui i generali disobbedivano ai progetti della corte e del governo centrale, dal momento che non erano più sottoposti al governo dei piccoli signorotti, ma combattevano unicamente per il re. Louvois, in particolare, si prodigò personalmente per il rinnovamento dell'esercito, disciplinandolo e dotandolo di nuove armi, contribuendo così all'innalzamento del morale delle truppe, che ebbe effetti positivi sugli scontri che si susseguirono durante la reggenza del trono da parte di Luigi XIV. Luigi stesso si premurò di introdurre anche alcune riforme legali. Questo si riflette nella pubblicazione della Grande Ordonnance de Procédure Civile del 1667, conosciuta anche col nome di Code Louis, che era un codice di procedura civile valido e uniforme per tutta la Francia, il primo ad essere creato. Esso riguardava i campi più svariati come il battesimo, il matrimonio, le sepolture, la compilazione dei registri di stato (contrapposti ai registri della Chiesa). Il Codice Luigi giocò quindi un ruolo rilevante nella storia legale della Francia e gettò le basi per il futuro Codice Napoleonico che Napoleone Bonaparte promulgherà agli inizi dell'Ottocento, il quale sarà a sua volta la base essenziale per la costituzione del diritto moderno. Egli, inoltre, ebbe il grande vantaggio di unificare la legge francese che in precedenza si suddivideva come da tradizione in due parti: al nord vigeva la consuetudine (insieme di leggi non scritte appurate per abitudine), mentre al sud vigeva ancora il diritto romano (ormai però considerato antiquato e fortemente frainteso). Un altro dei documenti legislativi famosi pubblicati da Luigi XIV fu il Grande Ordonnance sur les Colonies del 1685, conosciuto anche col nome di Code Noir. Questo codice regolò la schiavitù, eliminò alcuni abusi, garantì la proibizione della separazione delle famiglie di schiavi e limitò fortemente la schiavitù dei bianchi (detta anche servitù a contratto).

Luigi XIV patrono delle arti

Malgrado la sua attenzione all'economia nazionale, Luigi XIV diede prova di essere anche capace di spendere ingenti quantità di denaro, supportando gli artisti che lavoravano al suo comando per rendere sempre più potente la monarchia francese anche sotto l'aspetto dell'immagine pubblica. Egli fondò l'Académie française e la pose sotto il proprio patronato. Fu nel periodo del suo governo che fiorirono scrittori come Molière, Jean Racine e Jean de La Fontaine i cui lavori continuano ad avere grande influenza anche ai nostri giorni. Egli fu patrono anche di molti altri artisti come i pittori Charles Le Brun, Pierre Mignard, Antoine Coysevox e Hyacinthe Rigaud i cui lavori acquisirono ben presto fama in tutta Europa. In campo musicale promosse artisti come Jean-Baptiste Lully, Jacques Champion de Chambonnières e François Couperin, i quali per molto tempo furono d'esempio ad altri musicisti europei. Luigi XIV ordinò inoltre la costruzione del complesso militare dell'Hôtel des Invalides, per adibirlo a casa di riposo per militari e ufficiali che avessero servito fedelmente nell'esercito sotto il suo comando e che fossero divenuti infermi per ferite di guerra od anzianità. Fu questo luogo a divenire uno dei pionieri della farmacia internazionale. Egli ampliò inoltre il palazzo del Louvre, così come altre residenze reali. Originariamente aveva proposto come architetto per questo progetto Gian Lorenzo Bernini, il progetto fu poi però considerato eccessivo perché comportava la pressoché totale distruzione dell'edificio esistente. Nel giugno del 1686, su consiglio della sua moglie segreta, Françoise d'Aubigné, marchesa di Maintenon, siglò le lettere patenti per la creazione dell'Istituto di Saint-Louis a Saint-Cyr per le "povere figlie della nobiltà" di età compresa tra i sette e i venti anni. L'istituto comprese ben presto circa 250 ragazze che però dovevano dimostrare di avere quattro quarti di nobiltà per parte di padre, il che faceva di questa scuola ad ogni modo un istituto elitario.

Le prime guerre nei Paesi Bassi

Dopo la morte dello zio e suocero di Luigi XIV, Re Filippo IV di Spagna, nel 1667, il figlio di questi divenne erede del trono spagnolo col nome di Carlo II. Luigi XIV era tra i pretendenti del Ducato di Brabante, uno dei territori dei Paesi Bassi governato dal Re di Spagna (ereditato per merito delle copiose parentele di Carlo V, Imperatore del Sacro Romano Impero), dal momento che egli era divenuto il marito di Maria Teresa di Spagna, sorellastra di Carlo II di Spagna. Ad ogni modo, il Trattato dei Pirenei, concluso nel 1659 tra Francia e Spagna, aveva espressamente richiesto che Maria Teresa di Spagna rinunciasse ufficialmente alle proprie pretese sulla corona spagnola in cambio del pagamento della somma di 500.000 scudi. Luigi disse che la somma non era mai stata pagata e la Francia, che godeva di grande considerazione dopo il rafforzamento della vittoria delle guerre della fronda e della guerra dei trent'anni, ottenne il Ducato di Brabante. L'area dei Paesi Bassi era però molto contrastata e Luigi XIV se ne accorse molto presto. La figura politica più importante dell'Olanda dell'epoca, Johan de Witt, Gran Pensionario, era spaventato dalle ambizioni di Guglielmo II d'Orange, un principe olandese che mirava a privare lo stesso De Witt del supremo potere sulla repubblica. Scioccate dalla rapidità dei successi della Francia, le Province Unite olandesi, accantonarono momentaneamente la loro diffidenza verso gli inglesi e conclusero un patto di alleanza con Gran Bretagna e Svezia dando origine alla Triplice Alleanza (1668) in funzione chiaramente antifrancese. La Triplice Alleanza, ad ogni modo, non durò a lungo. Nel 1670, Carlo II d'Inghilterra, decise di entrare in alleanza con la Francia e siglò il Trattato di Dover; i due regni, assieme ad alcuni principi dell'area del Reno, dichiararono guerra alle Province Unite olandesi nel 1672, dando il via alla Guerra franco-olandese. La rapida invasione ed occupazione di gran parte delle province dei Paesi Bassi, consentì a Guglielmo III di riprendersi parte del potere su De Witt. Egli, infatti, si alleò con la Spagna e con il Sacro Romano Impero. Questo fatto portò l'Inghilterra a siglare il Trattato di Westminster nel 1674, proclamando la pace tra Gran Bretagna e Paesi Bassi e siglando nel contempo il matrimonio tra Guglielmo III e Maria, nipote del Re Carlo II d'Inghilterra. Malgrado queste controverse politiche di alleanza, la guerra continuò con grandi vittorie da parte della Francia. Nel giro di una settimana, nel 1674 il territorio spagnolo della Franca Contea passò sotto il controllo francese; nel frattempo il principe di Condé sconfisse il grosso delle armate combinate di Austria, Spagna e Paesi Bassi, mentre il Principe di Orange, con la Battaglia di Seneffe, impedì che quegli stessi contingenti discendessero sino a Parigi, minacciando la capitale; egli si guadagnò così la fiducia francese. Nell'inverno del 1674-1675 il maresciallo di Turenna vinse in Alsazia contro il celebre feldmaresciallo imperiale Raimondo Montecuccoli, attraversando quindi il Reno e prendendo l'intera provincia che era stata rioccupata dopo la Pace di Westfalia del 1648. Dopo una serie di altre vittoriose operazioni militari, Luigi XIV assediò e catturò Gand, azione che spinse Carlo II ed il parlamento inglese a evitare di dichiarare guerra alla Francia in quel momento, dal momento che Luigi XIV si trovava in una posizione superiore sul tavolo dei negoziati internazionali. Dopo sei anni di scontri, l'Europa era ormai esausta e iniziarono i negoziati di pace che si conclusero nel 1678 con la Pace di Nimega. Se Luigi XIV venne costretto a cedere alle Provincie Unite tutti i territori conquistati con la forza, ottenne d'altro canto molti villaggi e città nell'area dei Paesi Bassi spagnoli e riottenne la Franca Contea. La Pace di Nimega aumentò ulteriormente l'influenza della Francia in Europa, ma non riuscì a soddisfare le mire di Luigi XIV. Il re licenziò il proprio ministro Simon Arnauld, marchese di Pomponne, nel 1679, visto come insicuro nelle sue azioni e troppo pesantemente compromesso con gli alleati. Luigi XIV, decise quindi di non avvalersi più solo delle armi per ottenere i territori che gli servivano, ma decise anche di utilizzare la legge e la diplomazia: a causa dell'ambiguità dei trattati del tempo, Luigi XIV fu in grado di avanzare delle pretese sui territori ceduti in precedenza e sulle terre che formalmente gli appartenevano. Il Re di Francia era intenzionato ad impadronirsi di territori come il Lussemburgo per la posizione strategica offensiva e difensiva sulla linea di demarcazione tra Francia ed Impero, così come era interessato all'area di Casale Monferrato, che gli avrebbe aperto la strada d'accesso al fiume Po, facendolo penetrare quindi nel pieno dell'Italia settentrionale. L'altro desiderio grande di Luigi XIV era quello di impadronirsi di Strasburgo, importantissimo avamposto strategico utilizzato già in passato dalle armate imperiali come linea d'entrata per invadere la Francia. Strasburgo si trovava nella regione dell'Alsazia, ma non era stata ceduta dagli Asburgo assieme al resto della regione proprio per l'importanza militare che questa città ricopriva.

Al culmine della potenza

Negli anni ottanta del Seicento Luigi XIV raggiunse il culmine della propria potenza ed influenza nell'Europa e nel mondo. La celebre espressione "L'état, c'est moi" ("Lo Stato sono io") gli viene attribuita, perché famoso per aver instaurato una monarchia assoluta, accentrando i poteri dello Stato nella propria persona. La frase determina la tipologia di regime politico instaurata dal sovrano, cioè quella di stato personale, nel quale si assiste ad una identificazione tra la persona del monarca e lo Stato. Nel linguaggio comune questa espressione viene usata in maniera bonaria e scherzosa per indicare una persona alquanto egocentrica e superba.

Politica estera

Nella sfera degli affari esteri fuori dai confini dell'Europa, l'impero coloniale francese si estendeva in America, Asia ed Africa, mentre le relazioni diplomatiche toccavano nazioni ancora remote per il XVII secolo come il Siam (attraverso l'ambasciatore Alexander de Chaumont), India e Persia. L'alleanza con l'Impero ottomano giunse nel 1669 guidata da Suleiman Aga, rinnovando l'antica alleanza franco-ottomana. L'esploratore René Robert Cavelier de La Salle diede il nome, nel 1682, all'area del bacino del fiume Mississipi nel nord America, chiamandolo "Louisiana" in onore di Luigi XIV, mentre i gesuiti francesi ed i missionari erano presenti regolarmente alla corte dell'Imperatore Kangxi in Cina. In Francia, Luigi XIV ricevette una visita del gesuita cinese Michael Shen Fu-Tsung dall'inizio del 1684, e dopo alcuni anni poté addirittura disporre di un bibliotecario e traduttore cinese stabilmente alla sua corte, di nome Arcadio Huang. Le relazioni con la Persia ripresero a pieno ritmo nel 1715, l'anno della morte stessa del re.

Affari interni

Negli affari interni, Luigi XIV riuscì a far divenire la Corona francese sempre più potente e gloriosa a scapito dell'aristocrazia e del clero. Egli si prodigò per supportare il gallicanesimo, una dottrina che limitava l'influenza del Papa in Francia, e dispose la costituzione dell'Assemblea del Clero a partire dal novembre del 1681. Fu quello però solamente un atto di vago buonismo, in quanto già dal 1682 l'assemblea venne sciolta anche se il monarca francese impose l'accettazione della "Dichiarazione del clero di Francia", che metteva in contrasto ancora una volta il potere del re di Francia con quello del Papa. I vescovi, però, non potevano lasciare la Francia senza un assenso reale e nessun ufficiale di governo poteva essere scomunicato per atti commessi mentre si trovava in carica. Inoltre il medesimo documento dispose che non ci si potesse appellare al Papa senza l'assenso del Re. Il Re ad ogni modo accettò le leggi ecclesiastiche in Francia, anche se le bolle papali e le disposizioni pontificie in Francia vennero dichiarate nulle senza l'assenso del monarca. La dichiarazione non venne accettata ovviamente dal Papa. Luigi ottenne anche una grande influenza sulla nobiltà francese coinvolgendola nell'orbita del suo palazzo di Versailles. Egli calcolò che spendendo la maggior parte dell'anno tra le feste della sua corte, sotto il suo diretto controllo, essi non si sarebbero curati dei loro affari politici e non avrebbero tramato opposizioni contro la Corona. Solo rimanendo in contatto costante con lui, quindi, i nobili avrebbero potuto ottenere i privilegi necessari per mantenere il loro stile di vita. Luigi XIV dal canto suo intratteneva i visitatori con opere di straordinario lusso, ricchezza e opulenza al fine appunto di addomesticare questa nobiltà, soprattutto dopo l'esperienza delle fronde che avevano animato i primi anni del suo regno. Luigi XIV viene soprattutto ricordato per aver fatto costruire il Palazzo di Versailles, originariamente una palazzina di caccia che venne per suo volere convertita in uno spettacolare palazzo reale che si distinse ben presto come uno dei maggiori monumenti mai costruiti al mondo. Il palazzo attuale è rimasto pressoché lo stesso che vide Luigi XIV a lavori completati, ad eccezione della cappella che venne ricostruita ed ampliata nel Settecento. Egli trasferì ufficialmente tutta quanta la sua corte in questo palazzo dal 6 maggio 1682. Luigi aveva molte ragioni per voler creare un simbolo del proprio potere così unico e stravagante, per spostare significativamente la sede stessa della monarchia dalla pericolosa Parigi verso le campagne del villaggio di Versailles. Anche se è luogo comune ritenere che Luigi XIV odiasse Parigi, si può dire che ad ogni modo non mancò di abbellirla con monumenti gloriosi aiutandone lo sviluppo. Versailles era tutto il potere della Francia in quanto non solo il re vi viveva ma qui avevano sede tutti i ministeri e i principali organi di governo che non dipendessero dal parlamento che non a caso era stato lasciato a Parigi, dal momento che con l'autocrazia di Luigi XIV esso aveva solo un valore ipotetico e formale. I nobili qui vivevano di pettegolezzi, giochi, feste, tanto cibo e bevande, oltre ovviamente a quegli immancabili privilegi che Luigi XIV stesso creava per accattivare l'attenzione del pubblico aristocratico e farlo anche entrare in lotta segreta al suo interno. Vi erano privilegi come quello di reggere la candela al re mentre questi si recava nella sua stanza da letto, o ancora quello di sedere a tavola col re o di assistere alla sua vestizione mattutina.
Dal 1685 Luigi raggiunse effettivamente l'apogeo del suo potere. Il Sacro Romano Impero, uno dei principali antagonisti economici e politici della Francia, si trovava impegnato nella guerra contro l'Impero ottomano nella Grande Guerra turca, che iniziò nel 1683 e si concluse sedici anni più tardi. Luigi XIV comunicò ai turchi che non avrebbe mai combattuto al fianco dell'Imperatore Leopoldo. Questo fatto rassicurò ed incoraggio i turchi a non rinnovare la Pace di Vasvár siglata vent'anni prima con l'Austria ed a muoversi all'offensiva dell'Impero. Il Gran Visir ottomano prese quindi Vienna ma all'ultimo momento Giovanni III Sobieski, Re di Polonia, guidò le proprie armate alla vittoria al fianco degli imperiali nella famosa Battaglia di Vienna del 1683. Venne così siglata anche la Pace di Ratisbona il 15 agosto 1684, con la quale Luigi XIV acquisì il controllo di molti territori di confine con la Germania per proteggere il proprio stato dalle invasioni esterne. Dopo aver scacciato l'avanzata ottomana a Vienna, l'Imperatore non fu tranquillo dall'avere la spina nel fianco dei turchi così vicini e lasciò che Luigi XIV annettesse tali territori. La regina Maria Teresa di Spagna, moglie di Luigi XIV, morì nel 1683, il che gli diede occasione di spaziare finalmente con le sue molte amanti.

Revoca dell'Editto di Nantes

Madame de Maintenon, in origine protestante, si era convertita al cattolicesimo in gioventù ed era poi divenuta una strenua persecutrice dei protestanti stessi. Luigi XIV revocò quindi l'Editto di Nantes firmato da Enrico IV di Francia nel 1598, con il quale si garantiva la tolleranza religiosa agli ugonotti. Per raggiungere il suo scopo Luigi XIV emanò un nuovo editto nel marzo del 1685 con l'ordine che esso avesse effetto anche nelle colonie francesi, ed espulse tutti gli ebrei dai suoi possedimenti, proibendo così la pratica di qualsiasi culto che non fosse quello cattolico. Nell'ottobre di quello stesso anno, il re proclamò l'Editto di Fontainebleau, che revocava l'Editto di Nantes. Tutti i protestanti che non si fossero convertiti al cattolicesimo venivano ufficialmente banditi dal Regno di Francia ed i bambini nati da famiglie protestanti vennero obbligati a convertirsi al cattolicesimo. Molte chiese protestanti vennero rase al suolo. Circa 200.000 persone lasciarono la Francia, il che provocò un danno economico per la Francia ma rinsaldò l'unità nazionale.

La Lega di Augusta

Cause e conduzione della guerra

La revoca dell'Editto di Nantes, ovviamente, provocò un sentimento antifrancese scatenatosi in tutte le nazioni di religione protestante. Nel 1686, cattolici e protestanti, si riunirono nella Grande Alleanza scaturita dalla Lega di Augusta, al fine di proteggersi in alleanza contro la politica offensiva inaugurata dalla Francia. La coalizione comprese l'Imperatore del Sacro Romano Impero e molti stati tedeschi tra cui il Palatinato bavarese ed il Brandeburgo. Le Province Unite, la Spagna e la Svezia aderirono alla Lega. Nel 1685, Carlo II del Palatinato, fratello della cognata di Luigi XIV, Elisabetta Carlotta di Baviera, morì senza eredi. Per diritto dinastico, dunque, in linea con la legge salica, la corona del Palatinato sarebbe dovuta passare alla linea minore dei Neuburg e non ad Elisabetta Carlotta, anche se ovviamente Luigi XIV fece pressione perché alla cognata fossero riconosciuti i diritti ritenuti legittimi. Ad ogni modo questo pretesto, assieme a quello circa la successione per l'Elettorato di Colonia, consentì a Luigi XIV di inviare truppe nel Palatinato già dal 1688 col compito formale di sostenere gli scontri in difesa dei diritti della cognata contro gli usurpatori. La verità è che tale azione fu una vera e propria invasione con l'intenzione di infliggere un duro colpo alla Lega di Augusta. Le truppe, al comando del Ezechiel du Mas, conte di Melac, letteralmente eseguirono l'ordine impartito da Luigi XIV "Brûlez le Palatinat!" ("Bruciate il Palatinato!"), devastando grandi aree a sud-est della Germania. La politica della terra bruciata doveva servire da esempio soprattutto all'Imperatore per evitare che invadesse Lorena ed Alsazia. Questa azione di Luigi XIV fece però si che molti stati tedeschi si schierassero con l'Impero. Luigi si aspettava che l'Inghilterra, ora sotto il governo del cattolico Giacomo II, sarebbe rimasta neutrale. Nel 1688, però, la "Gloriosa Rivoluzione" depose Giacomo II e pose al suo posto sua figlia Maria II che governò assieme al marito Guglielmo III d'Orange. Guglielmo III aveva sviluppato un'inimicizia personale verso Luigi XIV in quanto questi aveva attaccato il suo paese d'origine, l'Olanda, e per tutta risposta aderì alla Lega di Augusta. La prima campagna della Guerra dei Nove anni (1688–1697) che si inaugurò di li a breve, fu favorevole alla Francia. Le forze imperiali erano infatti in gran parte occupate negli scontri nei Balcani con i turchi e giunsero in ritardo negli scontri. La Francia registrò così molte vittorie nelle Fiandre e lungo la Valle del Reno, in Italia e nel sud della Spagna, oltre che nelle colonie. Luigi XIV d'altro canto supportò Giacomo II nel suo tentativo di riottenere la corona inglese, ma il re scozzese venne sconfitto nella Battaglia del Boyne del 1690. L'anno successivo cadde l'ultima fortezza giacobita di Limerick dopo la Battaglia di Aughrim. I sogni di Giacomo II di ritornare sul trono decaddero definitivamente. Ad ogni modo, malgrado la grandezza della coalizione opposta, le vittorie francesi non mancarono e nelle Fiandre continuava a combattere Francesco Enrico di Montmorency-Luxembourg, soprannominato "le tapissier de Notre-Dame" per il gran numero di bandiere nemiche catturate che inviò a decorare la cattedrale di Parigi. Francesco Enrico vinse la Battaglia di Fleurus (1690), la Battaglia di Steenkerque due anni dopo e la Battaglia di Landen l'anno ancora successivo. Sotto la supervisione personale di Luigi XIV, le truppe francesi presero Mons nel 1691 e la fortezza di Namur nel 1692. Con la presa di Charleroi nel 1693 dopo la vittoria di Landen, la Francia ottenne una copertura difensiva per la Sambre. Alla Battaglia di Marsiglia ed a quella di Staffarda, la Francia risultò ancora vittoriosa sulle forze alleate. Lungo i Pirenei si combatté la Battaglia di Torroella che aprì la strada verso l'invasione francese della Catalonia. I francesi trionfarono anche sui mari con la vittoria della Battaglia di Beachy Head (1690) e nuovamente alla Battaglia di Barfleur e La Hougue del 1692 contro gli inglesi. La guerra continuò sino a quando il Duca di Savoia non siglò una pace separata con la Francia nel 1696 con l'obbligo di aderire alla coalizione francese, il che procurò alla Francia altre truppe ed un prezioso alleato.

Il Trattato di Ryswick

La guerra contro la Grande Alleanza si concluse nel 1697 con il Trattato di Ryswick. Luigi XIV dovette cedere gran parte dei territori conquistati, ma ottenne l'importantissima piazzaforte di Strasburgo, mettendo così in sicurezza i confini della Francia verso il Reno e prevenendo attacchi da parte dell'Impero. Luigi ottenne inoltre de jure il riconoscimento che già aveva de facto del possedimento di Santo Domingo, così come la restituzione di Pondicherry ed Acadia. Luigi XIV riconobbe Guglielmo III e Maria II come sovrani inglesi e promise di non favorire più la scalata di Giacomo II al trono. Allo stesso tempo egli rinunciò a intervenire nell'Elettorato di Colonia, ricevendo una compensazione finanziaria per la rinuncia delle pretese sul Palatinato. Luigi XIV restituì la Lorena ai legittimi sovrani, ma con l'intesa che essa avrebbe supportato le truppe francesi in caso di necessità e che ne avrebbe garantito il libero passaggio. Gli olandesi ottennero invece di poter costruire delle piazzeforti lungo il confine con la Francia in previsione di altri attacchi esterni. La Spagna riottenne la Catalogna e altri territori nei Paesi Bassi. Luigi riuscì a causare inoltre la dissoluzione della Grande Alleanza attraverso intrighi e maldicenze che posero gli alleati l'uno contro l'altro in breve tempo. Riuscì così a fare in modo che agissero in forze divise, sicuramente meno pericolose che non grandi coalizioni che coalizzavano più eserciti. L'atteggiamento generoso della Francia nei confronti della Spagna sarà la base per i fruttuosi accordi che seguiranno quando, alla morte di Carlo II, egli nominerà suo erede Filippo, duca d'Angiò, nipote di Luigi XIV. L'influenza della Francia, anche dopo il trattato, rimaneva a ogni modo molto incisiva negli affari della politica europea, a tal punto che Luigi XIV riuscì a proporre suo cugino Francesco Luigi, principe di Conti per la corona polacca anche se l'operazione non riscosse il consenso di altre potenze europee che proposero Augusto di Sassonia, che risultò incoronato come Augusto II di Polonia.

La Guerra di Successione spagnola

Cause e conduzione della guerra

Dopo la Pace di Rickswick, l'argomento politico dominante in Europa fu la successione al trono spagnolo, dal momento che l'interdetto Re spagnolo Carlo II era morto senza lasciare eredi. L'eredità spagnola era una delle più ricche del suo tempo, dal momento che comprendeva non solo il Regno di Spagna, ma anche il Regno di Napoli, il Regno di Sicilia, il Ducato di Milano, i Paesi Bassi spagnoli ed il vastissimo impero coloniale spagnolo che si estendeva in quasi tutti gli altri continenti del mondo. Francia ed Austria si trovarono ovviamente ancora una volta contrapposte per la successione al trono, dal momento che entrambe le famiglie regnanti erano imparentate con quella reale spagnola. Il pretendente proposto dalla Francia fu il Duca d'Angiò, pronipote della figlia maggiore di Filippo III di Spagna, Anna d'Austria, e nipote della figlia maggiore di Filippo IV di Spagna, Maria Teresa, moglie di Luigi XIV. Carlo, Arciduca d'Austria, figlio minore dell'Imperatore Leopoldo I del Sacro Romano Impero, era il pretendente invece proposto dalla casa imperiale austriaca dal momento che sua nonna paterna, Maria Anna di Spagna, era stata una delle figlie del Re di Spagna. Molte altre potenze europee del resto però temevano che il possesso della Spagna da parte della Francia o dell'Impero avrebbe ad ogni modo sconvolto il bilanciamento delle potenze europee. Per questo motivo gli olandesi e gli inglesi proposero un nuovo candidato alternativo alle due potenze, il principe bavarese Giuseppe Ferdinando Leopoldo di Baviera, imparentato con entrambe le casate. Secondo un primo trattato del 1698, il principe bavarese avrebbe dovuto ereditare solo la corona spagnola, mentre i territori italiani ed i Paesi Bassi sarebbero stati suddivisi tra Francia ed Austria. Lo scontro però si riaprì dal momento che il giovane principe bavarese morì di morbillo sei mesi dopo la sua candidatura e la casata reale spagnola, nuovamente, richiese un candidato valido per entrambe le posizioni. Carlo II però prescelse il figlio minore dell'Imperatore Leopoldo, l'Arciduca Carlo. Ignorando questa mossa, Luigi e Guglielmo III siglarono nel 1700 il Trattato di Londra, che consentiva all'Arciduca Carlo di prendere il trono Spagnolo, i Paesi Bassi e le colonie spagnole. In cambio, Luigi XIV avrebbe ottenuto i territori in Italia.

Uno scomodo testamento e le conseguenze

Nel 1700 il morente Carlo II, prese decisioni molto importanti a proposito della successione al suo trono. Egli intendeva seriamente impedire che la Spagna fosse unita alla Francia o all'Impero, ma considerava la potenza militare della Francia più capace di preservare il suo impero nella sua integrità. Nel proprio testamento, quindi, egli dispose che la corona spagnola fosse offerta al Duca d'Angiò, figlio secondogenito del Delfino di Francia, e in caso di sua rinuncia la corona sarebbe passata a suo fratello, Carlo di Borbone, duca di Berry e quindi all'Arciduca Carlo, figlio dell'Imperatore Leopoldo I. Se tutti questi principi avessero rifiutato la corona, essa sarebbe dovuta essere offerta alla Casa di Savoia, imparentata alla lontana con la casata reale spagnola. Le condizioni erano però le seguenti: chi accettasse la corona aveva l'obbligo di mantenere integro l'impero spagnolo senza smembrarlo o cederne alcuna parte e doveva rinunciare alla successione alla corona del proprio paese d'origine. Luigi XIV si trovò così di fronte ad una scelta difficile: egli avrebbe potuto accettare la partizione per una possibile pace in Europa, oppure avrebbe potuto prendere possesso della Spagna intera alienando le altre potenze europee. Luigi, all'inizio, assicurò Guglielmo III, Re d'Inghilterra, che avrebbe aderito alla spartizione dei domini spagnoli. A ogni modo Jean-Baptiste Colbert, marchese di Torcy, nipote del famoso ministro Colbert, consigliere di Luigi XIV, disse che se la Francia avesse accettato una parte dell'eredità spagnola, la guerra con l'Impero sarebbe stata inevitabile e Guglielmo III, era ormai chiaro che avesse firmato il trattato per evitare la guerra e non per farla, dal momento che non era intenzionato ad assistere la Francia nell'ottenere i territori spagnoli. Luigi quindi capì che se la guerra fosse nuovamente scoppiata, sarebbe stato più proficuo accettare l'intera eredità spagnola e combattere una guerra difensiva. Quando Carlo II morì il 1º novembre 1700, Filippo, duca d'Angiò, venne quindi proclamato Re di Spagna col nome di Filippo V. La nomina di Filippo V venne quasi universalmente accettata. Filippo, ad ogni modo, agì troppo precipitosamente e nel 1701 promulgò l'Asiento al fine di permettere la vendita degli schiavi delle colonie spagnole alla Francia, con un potenziale danno consequenziale al commercio con l'Inghilterra. Luigi, dal canto suo, cessò i trattati con Guglielmo III d'Inghilterra e riprese a appoggiare le pretese dell'erede dell'ormai defunto Giacomo II, Giacomo Francesco Edoardo Stuart al trono d'Inghilterra. Inoltre, Luigi XIV inviò forze armate nei Paesi Bassi spagnoli al fine di assicurarsi che essi rendessero il giusto omaggio e la giusta lealtà a Filippo V, fatto che venne visto dagli olandesi come una vera e propria aggressione, tanto più che l'Olanda era pur sempre il paese d'origine di Guglielmo III d'Inghilterra. Come conseguenza, si formò un'ulteriore Grande Alleanza che comprese l'Inghilterra, le Province Unite, il Sacro Romano Impero e molti altri stati minori della Germania. La diplomazia francese, dal canto suo, si assicurò l'alleanza di Baviera, Portogallo, Savoia e ovviamente la Spagna di Filippo V.

L'inizio della guerra

La successiva Guerra di Successione spagnola continuò per la maggior parte del restante regno di Luigi XIV, provocando enormi emorragie di denaro dalle casse francesi. Essa iniziò con la discesa degli imperiali in Italia prima ancora che la guerra fosse ufficialmente dichiarata. La Francia riportò molte iniziali vittorie, minacciando di prendere possesso di Vienna, ma le vittorie di John Churchill, I duca di Marlborough e del principe Eugenio di Savoia mostrarono che ormai l'invincibile macchina da guerra francese stava tracollando.

La fine dell'invincibilità francese

A seguito delle vittorie del Duca di Marlborough e del principe di Savoia nella Battaglia di Blenheim, la Baviera decise di ritirarsi dai combattimenti, venendo ripartita quindi tra Palatinato ed Austria e l'Elettore Massimiliano II Emanuele venne costretto ad andare in esilio nei Paesi Bassi spagnoli. Altra conseguenza della battaglia di Blenheim fu la successiva defezione di Portogallo e Savoia che passarono ad allearsi con l'Impero. Con la Battaglia di Ramillies e con quella di Oudenaarde, le forze franco-spagnole vennero ignominiosamente cacciate dai Paesi Bassi spagnoli, mentre con la Battaglia di Torino del settembre 1706, Luigi XIV venne costretto anche a ritirare le ultime truppe rimastegli in Italia. A seguito delle sconfitte subite e delle grandi perdite militari e finanziare, la Francia venne costretta a cambiare la propria posizione. Dal 1709 Luigi XIV era ormai indebolito nella sua politica e dovette cedere tutti i territori conquistati, mantenendo alla Francia i territori del Trattato di Westfalia, siglato più di sessant'anni prima. Malgrado questo gli scontri continuarono.

Il punto di svolta

Divenne così chiaro che la Francia non avrebbe potuto mantenere integralmente l'eredità spagnola ed era altrettanto chiaro che la coalizione anti-francese avrebbe detronizzato anche Filippo V di Spagna dopo la sconfitta dell'alleanza franco-spagnola. Filippo V ad ogni modo riuscì a reagire e vinse la Battaglia di Almansa, quella Villaviciosa e quella di Brihuega, il che contribuì a portare le forze alleate fuori dai confini spagnoli. Successivamente la Battaglia di Malplaquet del 1709 la Francia riuscì a reagire e gli alleati lasciarono sul campo 25.000 uomini, quasi il doppio delle perdite francesi, grazie all'abilità del capace generale Claude Louis Hector de Villars. La Battaglia di Denain del 1712 svoltò la guerra in favore di Luigi XIV e de Villars portò nuovamente alla vittoria le armate francesi contro Eugenio di Savoia, riottenendo anche gran parte dell'onore e dei territori perduti in precedenza. La morte dell'Imperatore Giuseppe I del Sacro Romano Impero, succeduto al padre Leopoldo I nel 1705, portò nella mente degli imperiali il grande progetto di riformare il grande impero di Carlo V grazie all'Arciduca Carlo che era ora salito al trono col nome di Carlo VI del Sacro Romano Impero e che era tra i candidati del trono spagnolo, sostenuto in questo dall'Inghilterra che tutto avrebbe auspicato, ma non l'unione di Francia e Spagna.

L'avvio delle trattative di pace

Nell'intenzione di riportare stabilità in Europa, Francia ed Inghilterra firmarono un concordato di pace. Luigi XIV e Filippo V, inoltre, firmarono una seconda pace con Inghilterra e Province Unite nel 1713 che prese il nome di Trattato di Utrecht. La pace con il Sacro Romano Impero venne siglata nel Trattato di Rastatt ed in quello di Baden del 1714. Secondo quando espresso nei documenti firmai, Luigi XIV avrebbe ottenuto Landau e Friburgo come indennità di guerra, permettendogli di negoziare da una migliore posizione. Filippo V venne riconosciuto re di Spagna e delle colonie, mentre i territori dei Paesi Bassi spagnoli e dell'Italia vennero ripartiti tra Austria e Savoia, mentre Gibilterra e Minorca passarono alla Gran Bretagna. Luigi XIV, successivamente, tornò ad appoggiare gli Stuart affinché tornassero sul trono della Gran Bretagna, ravvivando l'astio già esistente, sviluppato soprattutto perché nei trattati di pace la Francia aveva dovuto cedere all'Inghilterra le colonie di Newfoundland, Rupert's Land ed Acadia nelle Americhe, mantenendo per se Île-Saint-Jean (oggi Prince Edward Island) e Île Royale (oggi Isola del Capo Bretone); a ogni modo gran parte dei territori continentali erano devastati dalle guerre e l'Inghilterra cercò di riprendere possesso dello storico Principato di Orange, di cui era originaria la famiglia di Guglielmo III e che allo stesso tempo copriva il rilevante passaggio tra Alpi e Italia. Come ultimo atto, l'Elettorato di Baviera venne restaurato e Massimiliano II Emanuele venne richiamato sul trono.

Il problema della successione e la morte del "Re Sole"

I problemi legati alla successione ed il cattivo stato di salute intristirono gli anni finali del suo regno. Nel 1711 era morto il Gran Delfino; oltretutto, l'anno seguente ci fu un focolaio di vaiolo di cui morirono Luigi, duca di Borgogna (figlio del Gran Delfino) assieme alla moglie Maria Adelaide di Savoia e al loro figlio maggiore, il duca di Bretagna. Rimaneva, unico principe di sangue reale erede legittimo di Luigi XIV, il figlio minore del duca di Borgogna, Luigi, duca d'Angiò, divenuto poi re come Luigi XV. Degli altri due figli del Gran Delfino, uno, re di Spagna con il nome di Filippo V di Spagna, dovette rinunciare alla successione al trono di Francia in forza della Guerra di successione spagnola, (Trattato di Utrecht del 1713) e l'altro, Carlo, morì anch'egli prima di Luigi XIV. Il re decise allora di estendere il diritto di successione a due dei sette figli avuti dalla Montespan, Luigi Augusto di Borbone, Duca del Maine (1670-1736), e Luigi Alessandro, Conte di Tolosa (1678-1737), anche per impedire che salisse al trono suo nipote Filippo II d'Orléans (che comunque ebbe la reggenza per il piccolo Luigi XV). Luigi XIV morì di cancrena ad una gamba, derivante dalla gotta contratta nell'ultimo periodo della sua vita, pochi giorni prima del suo settantasettesimo compleanno e dopo 72 anni 3 mesi e 18 giorni di regno. Gli successe il pronipote Luigi, Duca d'Angiò con il nome di Luigi XV; poiché aveva solo cinque anni, fu posto sotto la reggenza (fino alla maggiore età nel 1723), del duca Filippo II d'Orléans, nipote e genero del defunto Re Sole. Pare che, alla notizia della sua morte, la Francia intera esultò e festeggiò, accendendo dei fuochi di gioia; il suo feretro, trasportato a Saint Denis, fu oltraggiato da sputi e fango che lanciava la folla: il suo regno era stato troppo lungo per poterlo rimpiangere. Il suo corpo fu sepolto nella basilica di Saint Denis, dove, durante la Rivoluzione i resti vennero dispersi dai rivoluzionari.

Matrimonio e figli

Dalla moglie Maria Teresa di Spagna ebbe sei figli che morirono tutti prima di lui:

• Luigi, il Gran Delfino (1661-1711);
• Anna Elisabetta (1662), morta nel primo anno di vita;
• Maria Anna (1664), morta nel primo anno di vita;
• Maria Teresa (1667-1672);
• Filippo (1668 – 1671);
• Luigi Francesco (1672), morto nel primo anno di vita.

Dopo la morte della regina, Luigi XIV sposò morganaticamente Françoise d'Aubigné, marchesa di Maintenon dalla quale non ebbe figli.

Amanti e figli

Luigi XIV ebbe molte amanti, alcune delle quali esercitarono un grande ascendente sulla vita sociale e sulla cultura del loro tempo, tra cui Françoise Athénaïs de Rochechouart de Montermart, marchesa di Montespan e Françoise d'Aubigné, marchesa di Maintenon († 1719) che si era occupata, come governante, dei figli avuti dal re e dalla Marchesa di Montespan e che il re sposò in segreto dopo la morte della regina Maria Teresa, avvenuta nel 1683. A Versailles fece allestire scale segrete per raggiungere più facilmente le sue amiche. Queste relazioni, che irritavano fortemente il partito dei devoti e moralisti di corte tra i quali il precettore del Gran Delfino, Jacques Bénigne Bossuet, ebbero fine solo dopo il matrimonio con Madame de Maintenon. Dalle amanti ebbe i seguenti figli illegittimi (molti dei quali successivamente legittimati):

• da Louise de La Baume Le Blanc, duchessa de La Vallièreet de Vaujours († 1710):
• Carlo (1663), morto entro un anno
• Filippo (1665 – 1666)
• Luigi (1665 – 1666)
• una figlia morta appena nata
• Marie Anne de Bourbon, Mademoiselle de Blois, duchessa de La Vallière, principessa de Conti, (1666 –1739); sposò Louis Armand de Bourbon, 2º principe di Conti, (1661 – 1685)
• Luigi, conte di Vermandois (1667 – 1683)
• da Françoise Athénaïs de Rochechouart de Montermart, Marchesa di Montespan (1640 - 1707):
• un figlio morto entro un anno (1669)
• una figlia (1669 – 1672)
• Luigi Augusto (1670 – 1736), duca di Maine (legittimato)
• Luigi Cesare (1672 – 1683), conte di Vexin (legittimato)
• Luisa Francesca (1673 – 1743), Mademoiselle de Nantes (legittimata)
• Luisa Maria Anna (1674 – 1681), Mademoiselle de Tours (legittimata)
• Francesca Maria (1677 – 1749), Seconda Mademoiselle de Blois (legittimata); sposa Filippo II di Borbone-Orléans
• Luigi Alessandro (1678 – 1737), conte di Tolosa (legittimato)
• da Claudia de Vins des OEillets:
• Luisa di Maisonblanche(..?) (1676 – 1718)
• da Maria Angelica de Scorailles de Roussille, duchessa di Fontanges († 1681)
Dall'ultima amante ufficiale, la marchesa di Maintenon, il re non ebbe figli. Rimane il fatto che quest'ultima fu quella più fortunata, perché Luigi XIV la sposò segretamente dopo la morte della moglie. La marchesa divenne consorte morganatica e sostenne il sovrano negli ultimi anni di vita, sopravvivendogli per quattro anni.

Il problema della continuità nell'ancien régime

Molti storici si sono interrogati sulla questione della continuità nel regno di Luigi. La domanda che si pongono è se egli sia riuscito a portare avanti una politica vicina alla definizione di stato moderno e quindi sia riuscito a rinchiudere (figuratamente) i nobili all'interno della reggia di Versailles o se al contrario i nobili abbiano costretto il re a farsi mantenere all'interno del favoloso edificio. Quest'ultimo punto è sicuramente più vicino allo storico americano Campbell che ritiene i metodi di Luigi XIV più vicini ad una rifeudalizzazione che ad una progressione e non solo; egli ritiene anche che il sovrano abbia influito nelle scelte del ministro delle finanze Colbert, il quale, per timore del sovrano, sarebbe stato costretto ad arginare la fallace economia di corte che era stata portata avanti, a discapito delle innovazioni economiche e amministrative da egli pensate. Sempre secondo Campbell, quindi, Colbert sarebbe stato dimenticato in fretta dal popolo invece di essere ricordato come benefattore, quale era. La tesi contrapposta a questa è quella che riguarda un ammodernamento dell'amministrazione attraverso il controllo dei nobili.

Luigi XV, sotto, si fa ritrarre come il bisnonno, sopra.

esempio di componenti in stile Luigi XV

esempio di componenti in stile Luigi XIV
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