Continuo ad essere turbato dal dramma che continua a vivere il Giappone, forse perchè per me è sempre stato punto di riferimento per organizzazione ed efficenza: lo so che un terremoto di questa energia non si è mai registrato nei tempi moderni ma, cavolo, quanti giorni sono passati???
Perchè non cambia nulla, la centrale esplosa è ancora in balia degli eventi, la popolazione è ancora in mezzo alle macerie??? Io, da italiano, non dovrei parlare, perchè, lasciando perdere l'Aquila, basta sorvolare l'Irpinia del buon De Mita per capire che la sua villa è completata da mò, mentre tutto il resto è ancora da ricostruire, se mai lo faranno. Ma il mio sconcerto non è certo rivolto al coraggioso popolo giapponese, il quale sta vivendo la tragedia con una dignità ammirevole, persino le lacrime, poche, sono vere (caspita, anche loro piangono, allora...); piuttosto rimango sconcertato, come tutti, dalla piccolezza dell'uomo di fronte agli eventi naturali. Poi Caino ci mette del suo, come scrivevo giorni fa sull'altro mio blog, sia chiaro. Ma ciò non toglie il fatto che, forse, con Madre Natura è da un bel pezzo che non ci parliamo e magari è arrivato il momento di ricucire il rapporto. Questo post lo dedico al Giappone e, più in generale, a chi non si arrende e a chi affornta i problemi con coraggio, senza scappare. Ōsaka, terza città del Giappone, capitale commerciale e famosa per la sua cucina, è, per chi come me ama questo Paese, una città da visitare. Non fosse altro che per per il castello ricostruito nel 1997 fedele all'originale, distrutto dai bombardamenti del '45, ma anche per l'adorabile caos da città asiatica, per la moltitudine di colori della città notturna in contrapposizione al perenne grigiume del giorno, per i monaci col cestino rovestiato in testa... Ma poi, per l'incredibile densità degli edifici, questi tutti piccolini in rapporto all'estensione della città... Ōsaka, vorrei visitarti ma ora non posso, se non ti offendi ti metto in un cassetto ma promettimi che, prima o poi, uscirai di tua iniziativa!
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Un pensiero al Giappone: Ōsaka