09/02/2011 - Si è conclusa lo scorso 31 ottobre a Shanghai l’Expo Universale che ha visto il bilancio della partecipazione dell’Italia chiudersi in positivo. Nonostante il regolamento dell’Expo preveda che le diverse strutture vengano smantellate alla fine della manifestazione, per il Padiglione italiano, le cui pelli decorative e di rivestimento portano la firma dall’azienda italiana Graniti Fiandre, sono pervenute 23 offerte di acquisizione da parte delle principali Istituzioni cinesi e Municipalità – tra cui Shanghai, Pechino e Hong Kong – che si sono candidate a rilevare l’edificio, perché particolarmente interessante dal punto di vista architettonico.
La struttura, che ha ospitato per tutto il periodo dell’esposizione le proposte italiane, si presenta come un imponente parallelepipedo a pianta quadrata, rivestito in “cemento trasparente”, che si comporta come una “macchina bioclimatica” in grado di sfruttare le risorse naturali. Il progetto porta la firma dell’architetto Giampaolo Imbrighi, vincitore del concorso di idee bandito nel 2008.
Il parallelepipedo si sviluppa su una pianta quadrata – 60 x 60 metri – di oltre 3600 metri quadrati di superficie, e raggiunge un’altezza di 18 metri. L’area residua del lotto è trattata da una lama d’acqua che lambisce il padiglione su tre lati, penetrando anche nel suo interno tramite i “tagli” lungo la facciata.
L’edificio è stato concepito quale coacervo di parti distinte ma costituenti un unicum geometricamente coeso. I "tagli" rappresentano il solo elemento di rottura in una struttura monolitica immaginata come unico volume puro diviso in più corpi. Questi sono articolati come in un ideale gioco dello shanghai e collegati da strutture-ponte in acciaio che lasciano intravedere i ballatoi di collegamento.
Le feritoie indicano i varchi che confluiscono alla corte centrale, cuore del padiglione; la cerniera da cui scaturiscono le singole parti frammentate ma non scisse, tessere di un mosaico frammentato.
Questa particolare articolazione morfologica intende evocare la complessità topografica delle città italiane con il loro succedersi di strette vie, corti e vicoli che si dilatano all’improvviso negli spazi aperti delle piazze, analogamente a quanto si riscontra nei nuclei urbani cinesi tradizionali. Il giardino interno, la presenza dell’acqua e la luce naturale che si propaga all’interno degli ambienti dai patii e dai tagli laterali delle pareti creeranno un effetto di comfort psicofisico, importante per la qualità degli spazi dedicati alla vita di relazione. Il Padiglione Italia metterà non a caso in scena proposte riferite al tema centrale della “Città dell’uomo”, dove il concetto di vivibilità è predominante.
A contribuire alla luminosità della struttura all’interno non sono solo le feritoie, ma anche l’utilizzo del “cemento trasparente”, testimonianza di un particolare impegno nella ricerca di tecnologie e materiali innovativi. Appositamente messo a punto per il Padiglione Italia da Italcementi, il “cemento trasparente” utilizzato per l’involucro esterno rappresenta il fiore all’occhiello dell’edificio-padiglione. Si tratta di un nuovo materiale poliedrico, a base di resine, che con il buio farà filtrare le luci interne, mentre da dentro mostrerà le variazioni di luminosità esteriori durante la giornata.
“Le proprietà trasparenti del cemento – spiegano dall’azienda – sono rese possibili da particolari additivi opportunamente inseriti nel materiale. Si tratta di speciali resine, di differenti colorazioni, che sfruttano angolazioni di incidenza dei raggi luminosi superiori a quelle delle fibre ottiche. Interagendo sia con la luce artificiale che con quella naturale, creano una luce calda e morbida all’interno dell’edificio e un’immagine di chiaro nitore all’esterno”.
3.774 pannelli trasparenti realizzati con 189 tonnellate di questo materiale - una superficie complessiva di 1.887 metri quadri, pari al 40% della superficie totale dell’involucro – consentiranno di creare nell’edificio una sequenza di luci e ombre in continua evoluzione durante il giorno. L’effetto trasparenza si coglie, dall’esterno, soprattutto nelle ore notturne, quando con il buio il “cemento trasparente” lascia filtrare le luci interne. Stando dentro il padiglione, invece, durante le ore del giorno si ha la chiara percezione delle variazioni di luminosità dell’ambiente esterno.
La superficie del padiglione apparirà in parte diafana ed in parte trasparente, con facciate formate da cristalli autopulenti. Elementi fotovoltaici integrati nei vetri delle coperture esterne garantiranno un effetto schermante dalle radiazioni, mentre il progetto illuminotecnico mira non soltanto scandire gli spazi, ma anche a favorire il risparmio energetico.
In quest’ottica, il padiglione è stato inoltre studiato perché potesse comportarsi come una “creatura bioclimatica”. In una costruzione bioclimatica esposizione, schermature ed accumuli termici sono basati sull’osservazione dei processi della natura più che sulle macchine tese a riscaldare, rinfrescare e illuminare. Di qui la scelta del sistema dell’atrio che rappresenta, dal punto di vista del microclima, una zona di transizione formata da un volume di cristallo, che sfrutta le radiazioni solari nei periodi freddi e il raffrescamento nei periodi caldi. Il sistema di condizionamento sfrutta la convezione di correnti d’aria, rinfrescata da un flusso continuo di acqua . L’aria calda viene convogliata verso l’alto ed estratta naturalmente, sfruttando il principio dell’effetto camino. Il condizionamento naturale non è limitato all’atrio, ma interessa l’intero edificio, grazie ai tagli nella facciata che funzionano da gallerie del vento.