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Fuorisalone rompicoglione!

L'opinione di Zander




A Milano c'è il salone del mobile, tutti sono in un modo o nell'altro al furisalone in questi giorni... Evviva il design! Evviva il lusso e la bellezza, evviva Milano!



La città sente la primavera, gli alberi nelle rotonde e nei viali sono di un verde che mette allegria, il sole scalda l'aria e il Pirellone è pacifico.

va tutto a meraviglia… tranne una cosa.

io non sono a Milano per il salone!

tuttavia sono qui e nel tentativo di vedere più persone possibile in pochissimo tempo vengo risucchiato dalla metropolitana che mi trattiene e mi trasporta.. nell'impresa di salutare tutti i miei amici.

oh guarda.. un cartellone pubblicitario con una simpatica trombetta gialla in mano ad una bimba!

aspetta.. ma non è una tromba, ha una forma particolare.. cos'è? uno scettro lunare progettato dagli studenti dello IED?

più giri per il sottosuolo milanese e più ti accorgi che questo singolare oggetto te lo ritrovi davanti agli occhi ovunque.. tenuto in mano da diverse persone nelle diverse foto dei cartelloni, seppur tutti accomunati da un senso di straniamento e alienazione che ai milanesi piace tanto!

le persone che guardano la statuetta gialla sono assenti come in un surreale momento di sovrappensiero, chissà a cosa pensano..

io non sono un pubblicitario e probabilmente non conosco molto a fondo i linguaggi dell'advertisement.. ma una cosa di cui sono abbastanza sicuro è che possiedo una spiccata sensibilità per la comunicazione.

ogni volta che uno di questi cartelloni mi passa davanti penso: che ansia.. il brainwash da statuetta degli oscar di Urano!

per carità.. se ne sto parlando vuol dire che sono efficaci, ti rimangono in testa, questo deve fare la pubblicità.. ma non riesco a farmi passare quella malinconia che le immagini in questione mi trasmettono.

tanti piccoli personaggi soli nel loro autismo con il loro piccolo trofeo di design in mano.

la vittoria dell'artefatto.

d'altronde è un po' la condanna dell'Italia: tanta storia da conservare, tante opere, palazzi che vanno mantenuti perché fanno parte della nostra cultura, il nostro passato, le nostre radici, la nostra identità.

ma il territorio dov'è finito? il paesaggio non è architettura? non è design? non parla di noi? forse non più.

Dagli anni '70 in poi l'edilizia è impazzita e non c'è più verso di fermarla, nonostante la crisi, perché ancora oggi sembra che si debba per forza costruire, inseguendo chissà che sogno ultra-metropolitano, quando c'è tantissimo immobile che già esiste e sta lì a far ragnatele!

certo il nuovo centro direzionale vicino alla stazione Garibaldi (rimanendo sempre a Milano) ha dato uno skyline nuovo alla città, più moderno, più simile a Dubai e a Shang Hai (esageriamo!!!) ci fa pensare di essere nel futuro, dove i giardini crescono in verticale con Fedez e Mika che cantano la fine del mondo imminente in grande stile… ma tutti i palazzi storici vuoti sparsi nei nostri centri urbani e nella periferia?

ce li siamo dimenticati?

dopo aver visto le favelas in Brasile mi son reso conto che non sono tanto diverse dalle grandi metropoli di vetro e acciaio del modello statunitense.. alla fine viviamo tutti in un grande formicaio! creando polvere e perdendo di vista l'orizzonte. da brave formichine noi lavoriamo, ci spostiamo, facciamo il nostro dovere, portiamo in giro la nostra briciolina di pane, il nostro granello di zucchero, mettiamo la nostra monetina in banca e via così.. giorno dopo giorno.

ma le formiche vivono in armonia con il loro ecosistema, noi no! noi modifichiamo la realtà a botte di loghi, abbiamo voglia di rendere possibile l'impensato e di andare oltre la vita. spingiamo le nostre menti ad adorare quello che facciamo anche quando è una cazzata colossale!

Siamo affetti da una deviazione mentale che ci fa volere sempre di più, cercando la novità.. dimenticandoci di tutte le carcasse che ci lasciamo intorno prive di attenzione, come le bottiglie vuote lasciate da parte finchè durante la festa si continuano a stappare quelle nuove.. insomma: i "morti".

settimana scorsa sono andato a girare un video al mare in provincia di Venezia e facendo la strada verso Eraclea ho osservato tutte quelle case abbandonate in mezzo ai campi, mezze crollate, con le piante che ci crescono dentro, ormai delle sculture metafisiche, relitti.
subito alla mente mi sono apparse tutte quelle residenze vuote che incontro nella mia quotidianità: un sacco di cantieri fermi, scheletri di cemento armato incompleti, capannoni abbandonati, vecchie ville sommerse dalle sterpaglie, abusi sequestrati, strutture vecchie e brutte che per vari motivi non vengono rivalorizzate o abbattute.

intanto in provincia spuntano supermercati e centri commerciali che non li conti neanche più, il traffico è sempre più congestionato, le infrastrutture e lo stress aumentano, mentre sono tutti col cellulare in mano a bestemmiare sui social! (tra una barzelletta demente e qualche foto di fighe e cazzi)

diventiamo sempre di più come l'India e la Cina, mentre in Sudamerica le zanzare Zika pianificano la loro conquista del globo!

produciamo più rifiuti di quelli che riusciamo a smaltire, consumiamo ed avanziamo, sprechiamo e desideriamo quel che ancora non c'è. con un'ansia da prestazione (perché abbiamo una maledetta fretta di fare tutto) che non ci permette di fermarci a capire quel che abbiamo progettato sia perfetto, ma sapendo che gli errori si risolvono nel tempo, produciamo cose sempre più mediocri, che intanto devono riempire gli scaffali.

queste dinamiche prendono piede permeando anche la nostra vita affettiva, che è sempre più fatta di relazioni fantasma, vissute più al telefono che mano nella mano, in cui vogliamo sempre conoscere persone nuove per poi ciclicamente fare il taglio dei contatti che consideriamo rami secchi.

e poi le persone chi le conosce più? una volta si diceva "non parlare con gli sconosciuti", oggi si parla solo con quelli! le chiacchierate più frequenti delle nostre giornate sono con le "persone che potresti conoscere" perché quando qualcuno lo conosci troppo diventa pericoloso per la tua privacy e allora via.. avanti il prossimo!

Questo è il sistema "umano" che vinto dalla smania di magnificenza affonda nella propria fogna.

una bella bambina bionda che lobotomizzata guarda il suo piccolo giocattolo di plastica mentre tutto il resto sparisce, smette di esistere. la miopia dell'anima.

tutti chiusi fra noi stessi e il nostro avatar virtuale che ci ripetiamo a ritmo di fotografie quanto siamo belli, unici e speciali, con tante emozioni dentro, ma fuori solo sorrisi meccanici e muscoli facciali bloccati dal botox.

siamo tanto bravi a decorare i nostri interni, le pareti delle stanze in cui viviamo sono la nostra nuova pelle, a volte anche senza finestre!
dentro noi stessi decidiamo cosa vogliamo vedere, come vogliamo credere che sia, mentre fuori ignoriamo quel che succede.. anche perché non lo sappiamo più decifrare. oggi navighiamo con Google.. le stelle non le vediamo neanche più!

ma d'altronde cosa possiamo fare noi piccoli ingranaggi di una macchina col pilota automatico? nulla! continueremo a fare le formiche fino alla fine.

l'importante è esserne consapevoli e coscienti.

è un giro in giostra, uno sport estremo, è frenesia… buttiamoci.

Geronimo!

e quel che sarà sarà.

finchè c'è vita c'è speranza.. e allora se si può speriamo almeno nell'amore. che renda la morte più dolce.



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