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Preti gay, ci risiamo...


dal Corriere di oggi:

«Vieni da me, ho la neve» Gli inviti di don Riccardo e quelle trasferte nelle saune di Milano

Le telefonate «Passa da qui mi sento tanto solo» E il ragazzino, secondo gli inquirenti in stato di soggezione, lo raggiungeva in parrocchia

«Vieni, ho la neve». Così don Riccardo invitava i suoi «amici» a dividere la cocaina. In cambio della sniffata chiedeva compagnia o, nel linguaggio crudo delle inchieste giudiziarie, «prestazioni sessuali». Ragazzi che agganciava frequentando palestre, saune, bar a Milano. Ma con M. la storia era diversa, il sedicenne frequentatore della chiesa del Santo Spirito vedeva in don Riccardo un adulto a cui era difficile dire di no, il sacerdote esercitava il suo ascendente e faceva sentire importante il ragazzino: «Passa da me oggi, mi sento tanto solo» gli telefonava. E M. lo raggiungeva in parrocchia. Le intercettazioni telefoniche dei carabinieri sono un duro atto di accusa, e proprio queste intercettazioni - registrate negli ultimi giorni - hanno impresso un'accelerazione all'inchiesta. Il sacerdote è stato arrestato venerdì sera su richiesta del gip di Genova Giacalone per impedire la «reiterazione del reato», per fermare quegli incontri in parrocchia a base di sesso. Vittima, secondo le accuse, un ragazzino molto fragile. Quasi in balia del sacerdote, tanto che l'ordine di custodia cautelare nel quale si contesta a don Riccardo Seppia la violenza parla di «stato di soggezione» del giovane oggetto delle attenzioni del parroco.
Una personalità forte quella di don Riccardo, un cinquantenne energico e atletico, testa rasata, pizzetto che, tolto l'abito talare, si trasformava.
La sua, dalle carte dell'inchiesta, sembra essere stata una doppia vita: don Riccardo andava a Milano, lontano dalla parrocchia e dal quartiere operaio dove tutti lo conoscono come un sacerdote impegnato e gentile. Anche se c'è chi sussurra che sembrava «troppo sportivo» e non vuole aggiungere di più. Sportivo sì, don Riccardo lo era, tanto che la sua meta preferita a Milano erano le palestre ed è proprio partendo da un'indagine dei Nas sull'ambiente di palestre e saune, dove si sospettava un giro di anabolizzanti e stupefacenti, che l'autorità giudiziaria è arrivata al sacerdote. La sua utenza telefonica è incappata nelle intercettazioni cui erano sottoposti alcuni «soggetti» giudicati interessanti dagli investigatori. Quando l'utenza è stata collegata al nome di don Riccardo si è aperto uno scenario inaspettato: l'accusa parla di cessione di cocaina a diversi ragazzi in cambio di incontri a sfondo sessuale.
Ma è quando gli investigatori individuano M. e le pressioni che don Riccardo avrebbe esercitato sul sedicenne che scatta l'arresto. Se ci sono altri minorenni coinvolti è quello che le indagini stanno cercando di accertare. Intanto gli atti dalla Procura di Milano sono stati tramessi a quelli di Genova.


Premetto che non ho nulla contro i preti gay, non ho nulla contro i preti che si sposano, non ho nulla contro i preti che scopano. Questo perchè non considero il sesso un peccato, mentre ritengo odioso uccidere, combattere il tuo simile, deridere, soggiogare, costringere gli altri... Insomma, tutto quello che oggi dittatori, politici e figure religiose e non, fanno correntemente ed impunemente... Quello che mi sfugge in tutta questa questione è che allora predicano bene e razzolano male: ragazzi miei fate pace col cervello: o non fate quello che condannate, o se lo fate non lo condannate!!! Eccheccazz...
in America li vedono così...
Vi ricordate, invece, della 'Stanza del peccato" nel seminario di St. Polten:
Già Panorama s'era occupato della sessualità dei preti, allora era un sacerdote francese che tolta la tonaca si comportava come un qualsiasi uomo che può abbandonarsi ai loro peccati:






ANSIANEWS: aggiornamento del 17 maggio, dal Corriere:
don Seppia con Bagnasco

Le intercettazioni - Il sacerdote non risponde ai magistrati

Le richieste del parroco «Portami un bimbo moro. Li voglio con problemi»

Don Riccardo resta in carcere: «Può rifarlo»


GENOVA — Resta in carcere don Riccardo Seppia, lo ha deciso ieri mattina il gipAnnalisaGiacalone, confermando l’arresto del sacerdote genovese da venerdì sera in cella a Marassi con l’accusa di violenza sessuale nei confronti di un chierichetto sedicenne e di cessione di stupefacenti. Potrebbe «reiterare il reato» o inquinare le prove. Ieri don Seppia si è chiuso nel silenzio. Dopo un colloquio con il suo avvocato, Paolo Bonanni, una volta davanti al gip per l’interrogatorio di garanzia si è avvalso della facoltà di non rispondere: «Don Seppia — ha detto il legale — è pronto a assumersi le sue responsabilità, a spiegare quello che è accaduto, chiederò che sia presto ascoltato dal pubblico ministero. Prima però voglio leggere con attenzione l’ordinanza di custodia di cautelare, cosa che oggi non ho potuto fare». 
«Nel nome del demonio» Quaranta pagine di ordinanza dalle quali emerge una personalità sconcertante. Don Riccardo, un parroco, bestemmia come il peggiore dei miscredenti, saluta l'amico ex seminarista con un «Che Satana sia con te», così blasfemo sulla sua bocca che è difficile pensare sia solo un’eco ironica di quella «forza sia con te» di Guerre stellari. E anche se fosse solo un saluto irridente, come può un sacerdote «giocare» col nome di Satana? L’ordinanza è un elenco di telefonate, messaggini, e anche intercettazioni ambientali effettuate nella canonica della chiesa del Santo Spirito dove don Riccardo si incontrava con i suoi amici per parlare di «bei ragazzi» e di come avvicinarli. Il contenuto è durissimo, le frasi choccanti. A un ex seminarista, un quarantenne che ha lasciato gli studi teologici per diventare barista e poi croupier, don Riccardo «ordinava » i ragazzini: «Portami un bambino, mi raccomando l’età, meglio un moretto, un negretto» dice. E l’amico risponde: «Vado nella zona della Fiumara e vedo di trovarti qualcosa». La Fiumara, nel ponente di Genova, è uno di quei non luoghi dove un tempo dominavano le fabbriche meccaniche, oggi sostituite da grandi centri commerciali e giardini spelacchiati. La notte è luogo di trattative e di incontri.
«Problemi di famiglia» «Li voglio giovani—dice don Riccardo — non sedicenni, quattordicenni va bene e che abbiano problemi di famiglia». Li cerca fragili, don Riccardo, ragazzini con famiglie povere, emigrati, «negretti», sui quali esercitare l’autorità dell’uomo adulto e del sacerdote. E impartisce i suoi ordini anche a un marocchino che si muove fra Genova e Milano, con il compito di rifornirlo di cocaina e di ragazzi. L’ex seminarista è ora indagato per prostituzione minorile, il marocchino e un commerciante genovese sono accusati di favoreggiamento nell’ambito dei reati inerenti alla droga. Quella cocaina che don Riccardo avrebbe consumato e usato per pagare prestazioni sessuali: «Mandami quel ragazzo — messaggi all’amico — ho tanta roba ». E quando la cocaina non era disponibile, il sacerdote avrebbe pagato gli incontri con 50 euro, «il solito regalino». L’accusa di violenza sessuale nei confronti del chierichetto si riferisce a un incontro avvenuto in canonica, al termine del quale don Riccardo invia ancora una volta un messaggio all’ex seminarista: «L’ho già baciato in bocca». Lo stesso chierichetto, interrogato, avrebbe confermato l’episodio. In questi giorni gli inquirenti stanno ascoltando a Milano e Genova diversi ragazzi, alcuni minorenni, che avrebbero subito le attenzioni di don Riccardo. Colloqui dolorosi, che si svolgono con l’assistenza dello psicologo. È difficile liberarsi dell’ascendente di un adulto che indossa la tonaca. Don Riccardo non è accusato solo di violenza sessuale, gli è contestata anche l’aggravante di aver agito contro un soggetto «in condizione di inferiorità psichica o fisica».
«Non posso dire ciò che sono» «Vieni da me, sono solo» scrive sul telefonino a un quindicenne che gli risponde: «Non posso sono a scuola». Don Riccardo: «Sono solo anche domani mattina. Di’ alla mamma che sei a scuola e vieni da me». Da parte del sacerdote un’ossessiva ricerca di incontri di ragazzi, la necessità di usare un linguaggio scurrile, le confidenze all’amico che gli dice «io sono frocio, non ho alcun problema a dirlo», e lui che risponde: «Beato te». Era davvero questo don Riccardo, questo orco? Lui, dalla cella, ha cercato di negare: «Solo parole ». Una specie di gioco erotico, una doppia personalità che simanifestava quando don Riccardo camminava sul lato oscuro, bestemmiando, comprando cocaina e ragazzi. Il suo legale sta già pensando alla perizia psichiatrica.
ANSIANEWS: aggiornamento del 18 maggio, dal Corriere:

Genova Con il prete sono indagati altri sette per pedofilia

Tre ragazzi accusano «Droga e incontri anche in canonica»

I Nas e le molestie: ascoltato un 13enne Il racconto Uno degli adolescenti: «Sono andato da lui perché mi fidavo, era un sacerdote»

GENOVA - «Sono andato da lui perché mi fidavo, era un prete». A dirlo è uno dei tanti ragazzini finiti nell'indagine dei Nas perché ritenuti vittime di don Riccardo Seppia, il parroco genovese ora in carcere con l'accusa di pedofilia. Minorenni che continuano ad essere ascoltati in località segrete dai carabinieri, aiutati da un'équipe di psicologi. Cinque esperti che si muovono a seconda del soggetto e degli abusi che ha subito. Di certo, i ragazzi sono tutti minorenni, figli di brave famiglie vicine alla chiesa. Il più piccolo ascoltato dagli investigatori ha solo 13 anni. Giovanissimi facilmente plagiabili e, come dicono gli inquirenti, «non escort o ragazzi di strada».




L'indagine si sta gonfiando a dismisura man mano che vengono ascoltate le vittime. Un'inchiesta che prende il via un anno fa a Milano, quasi per caso. Con i militari dell'Arma, specializzati a tutelare la salute dei cittadini, che si muovono nel mondo degli anabolizzanti e delle droghe. Controllando palestre e discoteche «dove gira di tutto», incappano in uno spacciatore. Lo individuano, lo seguono, gli mettono il telefono sotto controllo. E scoprono un giro di pedofili, otto maggiorenni, ora tutti indagati, tra cui don Riccardo Seppia. Don Riccardo chiede allo spacciatore cocaina e «bambini», l'uomo gli risponde che, per i ragazzini, «è una cosa difficile» e non dà seguito alla richiesta. Il prete insiste, chiedendo di conoscere adolescenti con problemi di droga.
Dai ragazzi arrivano parziali ammissioni che confermerebbero le accuse contro don Riccardo. Il chierichetto 16enne che il sacerdote - in un sms inviato all'amico ex seminarista - diceva di aver baciato sulla bocca, avrebbe smentito l'episodio, ma avrebbe comunque raccontato di approcci sessuali da parte del religioso. Altri tre giovani adescati da uno spacciatore avrebbero inoltre raccontato agli investigatori di essere stati molestati da don Riccardo e di avere consumato cocaina con lui in canonica.

Dalle indagini emergono anche intercettazioni telefoniche di don Riccardo mentre tenta di avvicinare gli ospiti di un centro di accoglienza, a Genova. Alcuni sono minorenni, altri hanno appena compiuto diciotto anni: manda loro dei messaggini, cerca di fissare appuntamenti, è accattivante, non usa un linguaggio equivoco forse per non spaventare le sue possibili vittime. Sono ragazzi con situazioni di disagio alle spalle, quelli che dice di preferire quando parla al suo amico che svolge il ruolo di «reclutatore». Li chiede, anche, «poco svegli», che si pieghino più facilmente alle sue pressioni.
La ricerca di ragazzini da parte del parroco, dicono gli inquirenti, è ossessiva, in certe serate raggiunge il parossismo, manda decine di sms, probabilmente l'uomo si trovava in uno stato di sovraeccitazione dovuto alla droga. E, in queste condizioni, perde ogni freno, usa un linguaggio blasfemo, bestemmia, dice cose innominabili sull'Eucarestia, tanto che - in chi legge queste frasi irripetibili e le invocazioni a Satana - sorge il sospetto che su questa tristissima vicenda possa anche aggiungersi l'ombra del satanismo. Certamente don Riccardo non parla dell'Ostia e dell'altare come ne dovrebbe parlare un sacerdote.

Ieri i Nas di Genova hanno perquisito l'abitazione dell'amico più intimo di don Seppia, E.A., ex seminarista oggi barista, croupier e venditore porta a porta. Il materiale sequestrato si aggiunge ai tre computer già acquisiti dalla perquisizione nella canonica della chiesa del Santo Spirito.
Don Riccardo chattava con un ragazzo ed era frequentatore di siti gay, le indagini su questo fronte sono in corso. Anche il legale di don Riccardo, Paolo Bonanni, aspetta di capire in che direzione stanno andando gli accertamenti prima di presentare ricorso al Tribunale del Riesame.
ANSIANEWS: aggiornamento del 19 maggio, dal Corriere:

Bagnasco: «È un dolore sconvolgente»

Il cardinale all'omelia: «Nulla lo faceva presagire» 



GENOVA - «Il nostro dolore è tanto più sconvolgente in quanto improvviso e inatteso, perchè nulla lo faceva presagire ai nostri occhi. Ci sentiamo percossi ma non abbattuti. «Chiediamo alla Vergine Maria di avere ognuno il coraggio della verità». Così il cardinale di Genova e presidente della Cei, Angelo Bagnasco nell'omelia pronunciata in occasione della giornata di santificazione sacerdotale al santuario della Madonna della Guardia, è intervenuto sulla vicenda riferendosi alla vicenda di pedofilia che vede coinvolto don Riccardo Seppia ex parroco di Sestri Ponente. IL DOLORE - Il cardinale Bagnasco ha espresso «dolore per ogni forma di peccato e di male che, se risulterà realmente commesso da un nostro confratello, sfigura la bellezza dell'anima, scandalizza le anime, ferisce il volto della Chiesa. Vogliamo affidare alla Madonna quanti hanno subito scandalo in qualunque modo e dire a loro la nostra vicinanza umile e sincera».

Un rapporto della Conferenza episcopale Usa

Preti e pedofilia: tutta colpa di Woodstock

Furono il Sessantotto e gli ideali di pace a corrompere la Chiesa e a spingere parte dei preti verso l’omosessualità



MILANO – Si intitola «Le cause e il contesto di abuso sessuale di minori da parte di preti cattolici negli Stati Uniti, 1950-2002» ed è il rapporto commissionato dalla Confederazione dei Vescovi americana riguardo al delicato tema della pedofilia e dell’omosessualità negli ambienti ecclesiastici. Un team di ricercatori del John Jay College of Criminal Justice di New York, che già in passato aveva condotto una ricerca in questa direzione, si è cimentato per cinque anni nel tentativo di dare risposte e ipotizzare spiegazioni al dilagante fenomeno degli scandali sessuali che in questi anni hanno coinvolto la Chiesa Cattolica. 

IN SINTESI – Il New York Times lo ha definito lo studio più autorevole che abbia mai promosso la Chiesa Cattolica americana e non per niente è costato 1,8 milioni di dollari ed è stato co-finanziato dal National Institute of Justice e dal Dipartimento di Giustizia americano con la cifra di 280mila dollari. Un enorme dispiegamento di forze dunque per censire gli abusi dei preti, per contare i gay tra le fila dei religiosi e vedere se abusi e omosessualità hanno necessariamente un link e ancora per mettere a fuoco il clima culturale degli anni presi in esame e capire quanto ha inciso. Tutto ciò per arrivare alla conclusione, già foriera di molte polemiche, che il vero danno l’hanno fatto il Sessantotto e gli ideali libertari, il permissivismo, la rivoluzione sessuale e il rock and roll. Woodstock diviene il simbolo di tutto ciò che va condannato poiché ha colto impreparati i preti che si sono trovati dunque troppo esposti alle tentazioni, poco controllati e incapaci di gestire un’ondata di libertà che si è rivelata essere per loro (ma soprattutto per le loro vittime) un boomerang. Tanto è vero che, sottolinea la Confederazione dei vescovi americana, proprio in quegli anni vi fu un picco di abusi sessuali, tanto da poter parlare di effetto Woodstock. 

OMERTÀ E CELIBATO – Insomma gli argomenti spesso utilizzati nell’affrontare il problema, ovvero la mancanza di una vita sessuale e affettiva per i religiosi e l’indifferenza delle alte gerarchie, passano in secondo ordine secondo la Chiesa americana. Non fu quello il punto, sostiene in sintesi la ricerca, bensì un clima di relativismo culturale ( riprendendo le parole di Benedetto XVI nel 2010) che finì per recare molti danni agli ambienti clericali. 

PREADOLESCENTI – L’altra questione destinata probabilmente a far molto discutere è la definizione che la Confederazione dei vescovi fornisce della parola «preadolescente»: cavillando sul termine, il rapporto sostiene che solo il 22 per cento delle vittime di abusi da parte di preti sia o sia stato preadolescente, fissando del tutto arbitrariamente la soglia dell’età che precede l’adolescenza intorno ai dieci anni. 

OMOSESSUALITÀ E PEDOFILIA – Infine secondo lo studio del John Jay College of Criminal Justice bisogna usare cautela nell’identificare l’omosessualità con la pedofilia poiché, mentre la prima è quasi fisiologica negli ambienti ecclesiastici dove il mondo maschile rimane chiuso in sé stesso, la seconda è ben altra cosa e soprattutto all’aumento di omosessuali negli ambienti clericali non è seguita negli anni una crescita di crimini, anzi. Ancora nel rapporto viene osservato come sarebbe stato quasi impossibile identificare gli autori degli abusi che si sono susseguiti in questi anni, non presentando nella maggior parte dei casi alcun disturbo psichiatrico normalmente riconducibile alla pedofilia. Inutile dire che le storie raccontate nel reportage sui preti pedofili e sul reverendo Geoghan (su cui pesano oltre 130 accuse di molestie sessuali a minori) che ha vinto un premio Pulitzer sembra fare eccezione, come sembra fare eccezione la recentissima storia che ha coinvolto il sacerdote genovese don Riccardo Seppia, nella quale la droga fa da contorno a squallidi e gravissimi abusi su minori da parte di un parroco che aveva un curriculum in grado di lanciare svariati segnali d’allarme. 

BASTA CON IL SILENZIO – La ricerca della Confederazione dei vescovi si accompagna a una lettera ufficiale pubblicata sul magazine religioso America in cui vengono divulgate le linee guida tracciate dei vescovi in merito ai crimini sessuali dei preti. Protezione dei minori, maggior attenzione alla formazione dei religiosi, supporto ai preti e collaborazione con le autorità civili: questi i punti cardini del manifesto dei vescovi. Nessun cenno al celibato né al clima di omertà che spesso ha sommerso molti reati. E nessun cenno nemmeno a Woodstock.
ANSIANEWS: aggiornamento del 20 maggio, dal Corriere:

Genova, Agli arresti anche l'ex seminarista amico di don Riccardo

Le telefonate choc del prete
«Trova un bimbo di 10 anni»

Il racconto di un minorenne: ho avuto rapporti con lui


MILANO - L'indagine si allarga a dismisura e riserva colpi di scena inquietanti: un altro arresto, un ragazzino che confessa agli investigatori di aver avuto rapporti sessuali con il sacerdote, in un crescente delirio di don Riccardo Seppia, ossessionato dal desiderio di avere rapporti con i bambini. Magari «negri» o, come chiede con un sms al suo pusher nordafricano Franky, «di 10 anni». E ancora: «Ma puoi trovare qualche madre che ha un bambino... che ha bisogno di coca, no?». «Un prete non certo timorato di Dio», si limitano a dire i carabinieri dei Nas che hanno in mano l'indagine. Una frase avallata da una telefonata che don Riccardo Seppia fa a un omosessuale di 25 anni, disoccupato, di Genova. Si complimenta con lui per avergli trovato una giovane vittima, dicendogli: «Che Satana sia con te».

Ieri gli investigatori di Milano hanno accelerato sull'inchiesta e hanno arrestato, su richiesta del pm di Genova, Stefano Puppo, l'ex seminarista ed aspirante croupier, Emanuele Alfano, «per pericolo di fuga». Alfano, infatti, stava cercando di ottenere «con insistenza» un contratto su una nave della compagnia di navigazione Msc a bordo della quale voleva allontanarsi dall'Italia. E sarebbe dovuto salpare questa mattina. Proprio Alfano, ora accusato di induzione e favoreggiamento della prostituzione, aveva ricevuto le confidenze di don Seppia sul chierichetto di 16 anni che, come aveva scritto in un sms proprio all'ex seminarista, avrebbe molestato: «È fatta. Gli ho dato un bacio in bocca».

Alfano, secondo i detective dell'Arma, ha avuto un ruolo di procacciatore di ragazzini per il sacerdote. E lo ha fatto anche attraverso le chat di alcuni siti gay frequentate da don Riccardo Seppia. Proprio Alfano ha preso contattato con alcuni minorenni, spingendoli ad incontrarsi con il parroco in cambio di cocaina e di soldi: 50 euro nel caso di un ragazzo che aveva appena compiuto 18 anni e 40 euro nel caso di un 17enne. Ed è proprio quest'ultimo a puntare l'indice contro il prete: «È vero, ho incontrato don Seppia e ho fatto sesso con lui». E lo avrebbe fatto più volte, anche in canonica.

Ma chi è Emanuele Alfano? Ex venditore di aspirapolvere, ex barista e croupier, aveva cercato di farsi prete a 36 anni, nel 2006, e aveva frequentato per un anno i corsi propedeutici al sacerdozio. Ma era stato bocciato nel 2007, più o meno espulso, ma con la formula «non idoneo».

I Nas stanno anche cercando di capire dove don Seppia prendesse tutti quei soldi per procacciarsi droga e ragazzini. C'è il sospetto che il prete abbia persino venduto alcune opere sacre della chiesa. In particolare, sotto la lente dei detective, c'è un oggetto sacro del '700 che è finito nella casa di un altro sacerdote, amante dell'arte, in cambio di 5 mila euro. Don Riccardo Seppia è ancora detenuto in isolamento nel carcere di Marassi. Chi lo ha potuto vedere dice che è «lucido e consapevole della pesante situazione». Oggi dovrebbe incontrare il suo legale, Paolo Bonanni che, secondo indiscrezioni, chiederà un colloquio con il pm Stefano Puppo, per fissare la data del prossimo interrogatorio.
ANSIANEWS: aggiornamento del 21 maggio, dal Corriere:

Genova - Ha chiesto una Bibbia e ha ricominciato a pregare.

Il prete in cella: «Sono sieropositivo»

Don Riccardo minacciato, sarà trasferito. Indagato un 18enne, reclutava ragazzini



GENOVA - «Sono sieropositivo» ha detto don Riccardo Seppia entrando venerdì scorso nel carcere di Marassi. Non era tenuto a dichiararlo, nè a sottoporsi al test sull'Hiv che si effettua solo volontariamente, ma lui, il parroco accusato di abusi su un minore e cessione di stupefacenti, ha raccontato subito al medico del carcere qual era la sua condizione. Non è stata una sorpresa, perché la sieropositività di don Riccardo è già indicata, nero su bianco, nella penultima pagina dell'ordinanza di custodia cautelare del sacerdote, emessa dal gip di Milano il 12 maggio.

È un'informazione - trapela dagli investigatori - che è stato necessario mettere in chiaro per definire il contesto in cui si muoveva don Riccardo, le sue abitudini promiscue di «prete della notte», amante di discoteche, saune e palestre. Arriva alla fine del lungo elenco di contatti telefonici e intercettazioni ambientali in cui il sacerdote chiede ossessivamente agli spacciatori con cui è in contatto di procurargli ragazzini per «divertirsi un po'», sempre alla ricerca di rapporti sessuali e cocaina. Tuttavia, almeno per ora, nessuna ipotesi di reato è stata formulata sulla base della sieropositività del sacerdote, don Seppia non è indagato per reati conseguenti a rapporti sessuali a rischio contagio con minori o adulti.

Il fatto che il sacerdote sia in una cella singola non è in relazione alla malattia, i detenuti sieropositivi sono quasi un terzo della popolazione carceraria e, a parte alcune misure igieniche, fanno vita in comune. Tuttavia ieri don Seppia ha chiesto al direttore del carcere di Marassi di essere trasferito: «La situazione per me, qui, è insostenibile» ha detto. La «situazione» sono i continui insulti e le minacce che arrivano giorno e notte dalle altre celle, così don Seppia è costretto a consumare i pasti da solo e ha anche rinunciato all'ora d'aria per evitare qualunque contatto con gli altri detenuti. La sua richiesta è stata accolta. Probabilmente già domani sarà trasferito nel settore «sex offender» del carcere di Sanremo. Ma prima, oggi, risponderà alle domande del pubblico ministero Stefano Puppo.
Ieri il pm ha lungamente interrogato (per oltre cinque ore) Emanuele Alfano, il ventiquattrenne ex seminarista e croupier arrestato con l'accusa di induzione e favoreggiamento della prostituzione minorile. Proprio don Seppia avrebbe firmato la relazione di presentazione di Alfano per l'ammissione al primo anno di seminario, nel 2006, ma Alfano fu giudicato «non idoneo» al sacerdozio quasi subito e allontanato. Agli amici del quartiere, lo stesso di don Seppia (abitano a poche decine di metri di distanza) aveva raccontato di aver lasciato il seminario perché «disgustato».

Ieri è stato indagato per induzione e favoreggiamento della prostituzione minorile un ragazzo italiano da poco diciottenne. Alfano lo avrebbe agganciato proprio alla Fiumara, nei giardini spelacchiati intorno al centro commerciale quando il nuovo indagato era ancora minorenne e l'avrebbe coinvolto in festini gay. Poi - secondo l'accusa - il giovane sarebbe diventato a sua volta un reclutatore di ragazzini. Alfano ha parlato come un fiume in piena, c'è chi dice spaventato da una prima notte in carcere, trascorsa in cella da solo ma a portata di voce degli altri detenuti. Ha fornito molto materiale agli inquirenti, nomi e date, utili questa mattina per il primo vero interrogatorio di don Seppia che - precedentemente - si era chiuso nel silenzio.
«Il mio assistito - dice l'avvocato di don Seppia, Paolo Bonanni - nega di aver avuto incontri con bambini e assolutamente mai con un bambino di dieci anni». Quelli intercettati al cellulare sarebbero deliri indotti dalla cocaina, giochi erotici solo verbali, è la spiegazione del parroco. Che ieri ha chiesto di avere in cella la Bibbia, il breviario e alcuni libri di storia moderna. Don Seppia ha ripreso a pregare.
ANSIANEWS: aggiornamento del 21 maggio, dal Corriere:
l'interrogatorio:

Don Seppia: «Mai andato con minorenni»

Il sacerdote interrogato per oltre 5 ore:
«Le intercettazioni su droga e "prede"? Millanterie»



MILANO - È durato più di cinque ore l'interrogatorio di don Riccardo Seppia, il parroco di Sestri Ponente arrestato con l'accusa di abuso su minore e cessione di stupefacente. Il sacerdote ha risposto fino alle 15 alle domande del sostituto procuratore di Genova, Stefano Puppo, assistito dall'avvocato difensore Paolo Bonanni. «Non sono mai andato con minorenni né ho mai ceduto stupefacenti a minorenni» ha detto don Seppia nel corso dell'interrogatorio sostenuto nel carcere di Marassi. 

«GIOCO EROTICO» - Il sacerdote ha «ridimensionato in modo radicale gli episodi che gli sono stati contestati» ha riferito al termine del lungo interrogatorio il suo avvocato difensore Paolo Bonanni. In merito alle numerose telefonate che intercorrono tra il parroco ed un suo spacciatore e «procacciatore di prede», il sacerdote ha riferito che si trattava di «millanterie». Secondo quanto riferito da don Seppia al pubblico ministero, gli oggetti delle sue telefonate sarebbero stati, invece, «un gioco erotico». Per quanto concerne la contestazione di aver fatto violenza sessuale ad un chierichetto di 16 anni della parrocchia del Santo Spirito di Genova, il prete arrestato ha riferito di non avergli mai dato un bacio così come gli viene contestato dal gip Maria Vicidomini. Il sacerdote ha riferito di aver avuto rapporti soltanto con maggiorenni e per quanto concerne la cessione di sostanze stupefacenti, anche in questo caso ha negato ogni addebito. L'avvocato Bonanni non ha voluto commentare la dichiarazione rilasciata all'ingresso del carcere da parte del sacerdote, e cioè di essere sieropositivo, e ha riferito che il suo assistito «comprende il grande interesse mediatico alla vicenda e lo subisce passivamente». 

«QUANTI SMS A MIO FIGLIO...» - Su Gente (in edicola da lunedì 23 maggio) parla il padre di una delle potenziali vittime del sacerdote arrestato. «È una cosa incredibile. Mi sembrava un bravo sacerdote - racconta -. Ora mi chiedo cosa sarebbe potuto succedere se mio figlio avesse dato seguito a quei contatti». L'uomo rivela ancora: «Io e mia moglie non ci siamo accorti di nulla finchè i carabinieri non hanno bussato alla nostra porta, dopo l'arresto - ha spiegato il genitore -. Per fortuna il nostro è un ragazzo sveglio e non ha mai risposto a quell'uomo, che insisteva via sms perché andasse a confessarsi. Ha capito da solo che c'era qualcosa di strano». «Che don Seppia fosse gay, che amasse andare a ballare nei club per omosessuali a Sampierdarena e che rincasasse a volte accompagnato, si sapeva - conferma Alessandra, parrucchiera -. Però che avesse attenzioni morbose per i bambini, quello no. Mio figlio ha 6 anni, andava a giocare con gli altri bambini della parrocchia. Pensarci adesso mi fa venire la pelle d'oca. Dovrebbero darlo in mano alle mamme, avrebbe quel che si merita. D'altra parte, però, in molti avevano ritirato i figli dall' oratorio. La verità è che era un gran rompiscatole, fiscale sulla frequenza delle messe. Era cupo, mai un sorriso: uno a cui non piaceva fare il prete».
ANSIANEWS: aggiornamento del 23 maggio riguardante il prete canterino di Italia's Got Talent, padre Domenico Manuli  , dal Corriere:
padre Manuli

il provvedimento dell'arcivescovo di messina

Parroco «disobbedisce» al vescovo e canta in tv dalla De Filippi: sospeso

Il religioso disattende il veto dei superiori e si esibisce a «Italia's Got Talent»: ora non dirà messa per un mese


MESSINA - Ha cantato in tv, disobbedendo agli ordini dei suoi superiori e ora, per «punizione», non potrà celebrare messa per un mese. Questo il provvedimento toccato al parroco di Rocchenere Domenico Manuli. L’arcivescovo di Messina Calogero La Piana l'ha infatti sospeso per un mese dalle funzioni sacerdotali proprio perché aveva partecipato, nelle vesti di cantante, a una puntata di «Italia's got Talent», una trasmissione televisiva condotta da Maria De Filippi, Gerry Scotti e Rudy Zerbi su Canale 5 dove si cercano nuovi talenti nel campo della musica. 

IL «MEA CULPA» DEL PARROCO - Il sacerdote, come riporta anche la Gazzetta del Sud, ha riconosciuto di essere colpevole e «di aver disobbedito all’arcivescovo». Ma i suoi parrocchiani lo difendono: a Mandanici, una delle comunità guidate da don Domenico, la popolazione sta infatti raccogliendo firme a sostegno del sacerdote «canterino».
ANSIANEWS: aggiornamento del 24 maggio, dal Corriere:
l'interrogatorio dei complici:

Genova, il sacerdote cercava rapporti non protetti sui siti gay.

«In seminario accadevano cose terribili»

L'amico di don Riccardo che voleva farsi prete: i minorenni per i festini scelti sul sagrato


MILANO - Cinque ore di interrogatorio per ammettere di aver fatto conoscere a don Riccardo Seppia ragazzi minorenni, per confessare di aver avuto rapporti sessuali con un quattordicenne che chiedeva l'elemosina sul sagrato della chiesa, Emanuele Alfano, l'ex seminarista ventiquattrenne arrestato giovedì scorso per induzione alla prostituzione minorile, non solo ha risposto alle domande del pm Stefano Puppo ma ha chiesto di dire di più. «Voglio parlare - ha detto - delle cose terribili che succedono in seminario, dove sono stato un anno prima di andarmene perché non ce la facevo più».

Non ha potuto, i suoi avvocati difensori lo hanno fermato e lo stesso pm è andato oltre senza approfondire perché quello che succedeva, secondo Alfano, in seminario non è materia dell'inchiesta. Il gip ha convalidato l'arresto di Alfano, che resta in carcere per il rischio di reiterazione del reato e inquinamento delle prove. Il presidente della Cei Angelo Bagnasco ieri ha definito la pedofilia nel clero «un'infame emergenza non ancora superata». «Anche un solo caso - ha detto - sarebbe già troppo, quando i casi si ripetono lo strazio è indicibile e l'umiliazione totale» e ha parlato di «danni incalcolabili alle vittime e alle famiglie». L'umiliazione totale è destinata a aumentare via via che dall'indagine della Procura di Genova emerge la vita segreta di don Riccardo Seppia, il parroco arrestato per abusi su minore e cessione di cocaina, e quella dell'ex seminarista. Un ragazzo egiziano, Mohamed, racconta di orge: «Abbiamo fatto sesso in tre, io, don Seppia e il mio amico E.» ha detto agli inquirenti. Poi si è chiuso nel silenzio quando è stato indagato per favoreggiamento della prostituzione minorile, per aver portato l'amico diciassettenne dal prete. Quanto all'ex seminarista ha confessato di aver approfittato di un giovane mendicante: «Ho avvicinato un ragazzo di quattordici anni che chiedeva l'elemosina sul sagrato della chiesa, non quella del Santo Spirito, quella sulla piazza maggiore. L'ho convinto a venire con me e l'ho portato in un appartamento». 

Per don Seppia è in arrivo una nuova imputazione, induzione alla prostituzione minorile, mentre si alleggerisce l'accusa di violenza sessuale che sarà riformulata come tentata violenza. Il chierichetto oggetto delle sue attenzioni ha ridimensionato l'accaduto: «Mi ha afferrato alle spalle e si è strofinato contro di me - ha detto - ma non mi ha baciato perché io mi sono scostato». «Io i bambini li accarezzo e li bacio sulla guancia per affetto» ha detto don Seppia al pubblico ministero. Non ci sono accuse legate alla sieropositività del sacerdote. Chattando su un sito per incontri, gayromeo, dove era iscritto con il nome «Porko da usare», don Seppia avvicina un maggiorenne genovese: «Dove sei?» si informa, il ragazzo frequenta la stazione ferroviaria, il prete gli chiede: «Fai di tutto?», poi: «Lo fai anche senza preservativo?». Al «sì» prende accordi per l'incontro: «Va bene ottanta, allora». Interrogato dal pm don Seppia ha risposto che aveva rapporti non protetti solo con sieropositivi. Un altro fronte di indagine si apre su un episodio di diciassette anni fa, quando don Riccardo era parroco a Quinto. Un medico denunciò ai carabinieri telefonate oscene ai suoi due figli. Messa l'utenza sotto controllo si scoprì che le telefonate partivano dalla parrocchia. Dopo poco don Riccardo fu trasferito. Perché quella denuncia - che la Procura sta cercando negli archivi, con l'intenzione di ascoltare il medico - non ebbe alcun seguito? Ieri don Seppia è stato trasferito nel carcere di Sanremo, nella sezione per «predatori sessuali».
ANSIANEWS: aggiornamento del 29 maggio, dal Corriere:

I due fermi eseguiti a Milano negli stessi giorni in cui veniva arrestato il parroco

Don Seppia, fermati i fornitori di droga Sono un finanziere e uno spacciatore

Avrebbero fornito cocaina che il prete avrebbe usato come merce di scambio per fare sesso con adolescenti



GENOVA - Un militare della Guardia di finanza e uno spacciatore sarebbero stati fermati dai carabinieri del Nas perché ritenuti fornitori abituali di cocaina di Riccardo Seppia, ex parroco di Sestri Ponente (Genova) arrestato il 14 maggio scorso con l'accusa di presunti abusi sessuali compiuti ai danni di minorenni. I due fermi sarebbero stati eseguiti a Milano negli stessi giorni in cui veniva arrestato il parroco, la notizia, però, si è appresa soltanto adesso.

L'ACCUSA - Secondo l'accusa, infatti, i due avrebbero fornito la cocaina a don Seppia il quale l'avrebbe utilizzata come merce di scambio per ottenere prestazioni sessuali da adolescenti. Nell'ambito dell'inchiesta della procura di Milano su un giro illecito di anabolizzanti nelle palestre meneghine, i carabinieri del Nas avrebbero individuato il militare e lo spacciatore come fornitori di cocaina. Tra i clienti ci sarebbe stato anche don Seppia. I due provvedimenti di fermo sono stati emessi dal Gip del tribunale di Milano ed eseguiti dai carabinieri. Nel corso dell'interrogatorio svolto ieri nel carcere di Marassi, l'ex parroco, secondo quanto si è appreso, avrebbe confermato di aver acquistato dai due fermati la sostanza. 


LA DIFESA - Don Seppia venerdì è stato interrogato nuovamente, nel carcere di Marassi e ripetutamente avrebbe rigettato le accuse mossegli: dalle dichiarazioni del ragazzo di origini egiziane che si prostituiva, alla cessione di droga in cambio di sesso, dalle frequentazioni alle foto e i video pornografici trovati nel computer. «Non sono mai stato a letto con quel ragazzo, la droga l'ho data una volta sola a Emanuele Alfano. Quei siti erano solo con gente adulta», ha ribadito, assistito dall'avvocato Paolo Bonanni. Ma intanto in carcere nei giorni scorsi è finito anche Emanuele Alfano, l'ex seminarista accusato di induzione e favoreggiamento della prostituzione minorile. In altre parole, sarebbe stato il procacciatore di ragazzini per don Seppia. Le persone sentite dai carabinieri dei Nas di Milano, coordinati dal pm Stefano Puppo della procura di Genova, sono ragazzini. Tra di loro un quindicenne di origini rom ma residente a Genova «abbordato» da Alfano, e che avrebbe confermato: «Sì ho avuto un rapporto con quell'uomo. Mi ha dato 50 euro». (fonte: Ansa)
ANSIANEWS: aggiornamento del 1 giugno, dal Corriere:

L'Ordinanza del Gip

«Don Seppia, sui minori non ci fu violenza sessuale»

Non c'è prova di rapporti con minorenni. Resta l'accusa di induzione alla prostituzione di un 17enne albanese



MILANO - Il gip Annalisa Giacalone ha depositato una nuova ordinanza di custodia cautelare in carcere per don Riccardo Seppia, l'ex parroco genovese. Nel provvedimento viene contestata la tentata induzione minorile in relazione a un ragazzo di 17 anni, la tentata violenza sessuale nei confronti di un ragazzo per un approccio avvenuto durante un colloquio. «Cade, invece, l'ipotesi di violenza sessuale consumata per il bacio al chierichetto - spiega l'avvocato del parroco Paolo Bonanni - che non c'è mai stato e cade l'ipotesi di induzione alla prostituzione minorile perché si è dimostrato che il ragazzo era maggiorenne».

IL MAGISTRATO - Tentativi talvolta «seri», altre volte fatti mentre il prete era «fuori di testa - scrive il gip di Genova- per l'eccitazione». Don Seppia, in carcere dal 13 maggio perché colpito da un'ordinanza di custodia cautelare del gip di Milano Maria Vicidomini, è stato ora «scagionato» dal primo capo di imputazione ovvero di violenza sessuale su minore. Secondo il gip milanese, che aveva lavorato solo sulla base di materiale investigativo fornitole dai carabinieri del Nas, il parroco aveva dato un bacio con violenza ad un chierichetto della parrocchia. «Il contenuto di telefonate e messaggini - spiega invece il gip genovese - rivelano le situazioni in cui si trovava l'indagato e consentono di capire quando era fuori di testa e quando erano lucidamente rivolti alla ricerca di minori per soddisfare il proprio appagamento sessuale».

L'EGIZIANO MAGGIORENNE - Era stato lo stesso sacerdote a riferire questo fatto attraverso un sms. Scrive il gip di Genova: «Il ragazzo è stato sentito tre volte in tempi diversi in presenza di una psicologa qualificata: in tutte le audizioni il minore ha recisamente negato l'episodio precisando di essere stato a conoscenza dell'orientamento sessuale del Seppia». Don Seppia risponde di tentata violenza sessuale sul chierichetto a cui, in occasioni diverse, diede un abbraccio a chiaro sfondo sessuale, toccò allusivamente un ginocchio, diede una manata sul sedere, tutte circostanze ammesse dalla vittima. Il gip genovese ha anche escluso che abbia indotto alla prostituzione minorile un giovane egiziano, il quale quando ebbe rapporti sessuali con lui «aveva già compiuto la maggiore età». 

COCAINA E PORNOGRAFIA - Resta invece l'accusa di induzione alla prostituzione minorile di un diciassettenne albanese, che il sacerdote aveva cercato di convincere ad avere un rapporto sessuale con lui in cambio di soldi e cocaina. In questo caso l'incontro tra i due, già concordato, non avvenne: «In data 1/5/2011 l'indagato organizzava un incontro con (...). L'evento non si verificava - scrive il gip - per gli impegni di Seppia». Il sacerdote è infine indagato per avere ceduto una dose di cocaina al suo confidente e complice, l'ex seminarista Emanuele Alfano, 24 anni, e di avere detenuto materiale pornografico raffigurante minori. Don Riccardo Seppia, difeso dall'avvocato Paolo Bonanni, è rinchiuso nel carcere di Sanremo e nei prossimi giorni sosterrà un nuovo interrogatorio di garanzia per i nuovi reati che gli sono contestati.
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